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Sabato, 08 Giugno 2013 21:57

Boncinelli, l’uscita di sicurezza si intravede nell’«io collettivo»

Tanti, come a Messa Alta, 40 e 40 banchi paralleli, 5 persone l’uno, stipati, più le fasce laterali e chi è venuto dopo, oltre passando il temporale da sarneghèra sceso da Iseo a minacciare l’aperto previsto di Palazzo Martinengo, a Orzivecchi, per la prima del Festival dei Filosofi lungo l’Oglio.

Così che il parroco, don Cavalli, ha preso sotto di sé, con gentilezza e ospitalità, Andrea Gioia di 3 anni e la sua mamma uscite dalla loro casa di Orzivecchi, Gianni da Como, Giuseppe da Milano, Antonio, Francesca, Martina e Renzo imbarcati su un 3 per 3 da Brescia,due amici di Brandico, noi di Orzinuovi sempre tantini e tutto il contado dell’Oglio dell’area bresciana, fin su alla Camunia, bella e irraggiungibile. Insomma, Francesca Nodari, direttrice del Festival Lungo l’Oglio, non ha avuto neppure l’ardire di rimanere a bocca aperta poiché è l’ottava volta che le accade un’ouverture del genere e quest’anno le sorprese saranno in 18 Comuni anzichè in 15 come l’anno passato. Celebra, laicamente,il prof. Edoardo Boncinelli, docente di Biologia, chierichette la stessa Nodari e il sindaco Liliana Ferrari.

La questione guida del Festival, «Noi e gli Altri», invita a osservarsi, a chiedere ai compagni di banco da dove vengono e da quanto seguono il popolo del Festival. Molti i veterani della prima ora, cento i nuovi, iscritti per un’estate pensosa e spontaneamente insieme per certificare una sorta di c’ero anch’io di stampo partecipativo e non di memorialistica retorica. Per la ragione che qui si sente il profumo secco della semina, la bontà del campo, il buon senso e il disinteresse di centinaia di «contadini » della città e dei paesi, figli di un Oglio che esiste e che si immagina, il nostro fiume dell’infanzia e della credenza, fluente di un’acqua che battezzò, pulì, comunicò che la vita era aperta e si doveva diventare eguali davanti al fiume e cioè davanti all’umanità che scende verso il compimento di un unico, immutabile destino. «Noi e gli altri», argomenta con un ritmo calmo il prof. Boncinelli, determina immediatamente il desiderio di ricercare l’«Io», di scovarlo in qualche parte fisica del cervello, di conoscere il posto, il nome dei neuroniche gli stanno a guardia, le cellule nervose fedeli e infedeli, insomma, i veri costituenti dell’«Io».

Il prof. Boncinelli confida, con un’abilità crescente e tatticamente orientata a crescere le curiosità, che lui questo posto dell’«Io» lo ha cercato ma non lo ha trovato, ha chiesto agli amici notizie del suo locus, invano. La prof. Franca Piovani, amica di un’università in cui si insegnava un latino che trattava vita, filosofia, e bioetica in anteprima, mi suggerisce che l’«Io» noi lo trovammo in un posto sopra il cervello, nel «cervello della coscienza » e per chi camminò con più fortuna, nella mente misteriosa della fede. È vero,mail prof. Boncinelli ragiona di un «Io» palpabile in un ingorgo neuronico. Noi coltiviamo sempre quell’«Io» dell’Oglio, benedetto alla Pieve del Bigollio, un km in linea d’aria da dove ragiona il docente e che qui, ai nostri piedi, 10 secoli fa passava e offrivapesci gratis a una popolazione tra palude e guerra. L’«Io», allora e per molto, fino quasi ad oggi, fu il coraggio di recarsi al tramonto con la rosa ereditata dalla madre, l’umiltà di non capire e di credere, la necessità di stare al nostro posto e sempre con gli altri. «Noi e gli altri» fu uno dei punti ereditari a cui abbiamo disobbedito, ci siamo chiusi sulle deviazioni del consumismo, sulle mode fintamente liberatorie, preferendo il tradimento degli avi e puntando a un giorno per giorno fine a se stesso.

Gli Altri sono divenuti comodità, nonnecessità e fatica. L’«Io» collettivo, come il prof. Boncinelli chiama «Il Noi» somma dell’«Io», è visibile nel contesto della storia umana, sta sul confine dell’essere e del non essere, compare a singhiozzo proprio nel tempo in cui le neuroscienze scoprono i neuroni a specchio, rilanciano l’empatia e il processo construens dell’immedesimazione, che è la base atomica della relazione umana. Il Collettivo, dice il prof., è il nome migliore, «non me ne viene un altro». Ottima e abbondante, molto applaudita la riflessione del prof.Edoardo Boncinelli. A proposito di Collettivo, proponiamo sinonimi, per confidenza al festival. Eccoli, carissima Francesca: Comunità, Compagnia, perfino Amicizia? Possono andare?

Informazioni aggiuntive

  • autore: Tonino Zana
  • giornale: Giornale di Brescia

Le Video lezioni

Sul nostro canale youtube puoi trovare tutte le video lezioni del nostro Festival di Filosofia.