Ieri mattina, il fiume Oglio, come acqua filosofica, salta i ponti, rifluisce e inonda le stanze della Loggia. Ecco i sindaci del festival, ecco l’ospite ospitante, l’assessore alla cultura, Andrea Arcai. Il corso dell’Oglio filosofico è anarchico come la cultura che vi si svolge, sale le scale, torna nell’ alveo, soddisfatto di aver portato un popolo di innamorati della filosofia lungo le sue sponde e nei dintorni.
Anarchico nel senso di vivere un’ obbedienza naturale, distinta dall’ obbedienza comandata, si arriva perché lì ti porta la testa. Si cammina in cerca di una speranza immessa in un pensiero. Poiché, di nuovo, le parole salvano, mentre il tonno, per esempio, né il tonno né la Nutella, non alimentano lo spirito e la responsabilità di capire e interpretare i giorni.
Francesca Nodari (vien da lei la «filosofia nodariana»), ha sgambettato Aristotele, lo ha portato in alto ribaltandolo a terra nel modo rovesciato con cui l’ aveva preso e ruotato. Aristotele scriveva, «primo vivere e quindi mettersi a far filosofia»; lei, la presidente del festival dei Filosofi lungo l’ Oglio ha dimostrato che in tempo di crisi, di desiderio di avere il cibo assicurato sulla tavola, per primo è meglio filosafare e quindi vivere.
Esagerati siamo, certo. Ma se avreste visto come abbiamo visto noi, in 15 località ospitanti, dentro l’arco di 47 giorni dal 6 giugno al 23 luglio, circa 11 mila persone, più donne che uomini, provenienti da ogni parte del Bresciano con puntate da Milano, Bergamo, Cremona, e via, allora sareste stati smarriti sulla traduzione di questo mistero gaudioso, di tanti intorno a 15 maestri di filosofia, teologia, pedagogia. Intorno a 15 pensatori, da Casper a Natoli, da Bodei a Maria Rita Parsi e così via.
La dignità è stata sviscerata nella storia dei millenni, dal centro del cerebro alla pianta di quel piede caravaggesco che conta sei dita e ha fatto perdere la testa al pregiudizio e a chi crede, ancora, che in filosofia come nell’arte contino il numero delle dita invece che la connessione delle sinapsi e l’evolversi dell’empatia. Francesca Nodari, la Presidente per sempre di questo Festival, pensa già alla ottava puntata, ad uno svernare, di nuovo, in compagnia di altra cultura, preparando la primavera- estate 2013 con una discesa di altri filosofi, di altre migliaia di amici, di uguali e rinnovati posti della riflessione.
I numeri sono impressionanti: 15 lezioni magistrali, 15 località ospitanti, 18 giornidi attività, proclamazione del vincitore del Premio Internazionale di Filosofia, 47 giorni la durata del Festival, 1.487 media giornaliera delle visite sul sito, tremila il picco di visitatori raggiunti in un giorno, 67mila e 539 le visite sul sito nel corso del Festival, 10mila e 500 le presenze registrate nel corso della manifestazione.
Passaggio brevissimo, senza il quale la filosofia non avviene: grazie mille agli sponsor, al direttore generale della Banca di Credito Cooperativo e Franciacorta, Luigi Mensi, al suo presidente, Sergio Girelli, grazie a tutti gli altri. Sono loro che danno la libertà alla cultura. Non fabbrichiamo pudori quando dobbiamo citare gli sponsor, altrimenti non possiamo lamentare un abbandono della cultura allorchè l’ economia si volta dall’altra parte.
Infine la suggestione, il sogno della Dignità di quest’ anno per la nuova Virtù dell’ anno prossimo. Lo dedichiamo ai palazzi, alle chiese, ai castelli, alle cascine, alle piazze che hanno ospitato il Festival. Lo dedichiamo ai microfoni bizzarri e indiavolati.
Da esorcizzare, carissima Francesca, per il prossimo anno. Il diavolo dell’ invidia deve avere sabotato l’ impianto. Senza la voce amplificata, la filosofia rimane prigioniera dell’ arroganza di finti potenti e non arriva, là in fondo, alle sedie dove siede il popolo. Quest’ anno, alle quasi undicimila sedie. Robe da matti. Anzi, robe da giusti.