E lui si lascia guidare come un fanciullo, con l’atteggiamento dello stupore che appartiene al carisma dell’infanzia quando si identifica nel maggior testo di una certa vecchiaia. Arriva al Teatro comunale di Travagliato, l’altra sera per la sua «lectio magistralis», accompagnato dalla nostra damigella della filosofia, Francesca Nodari, ormai riferimento autorevole di chi traccia un segmento credibile tra pensiero e luogo e si impegna a camminarci sopra, a svolgerlo. Possiede anche qui la frase giusta, quella «festa del festival» che è un auto-riconoscimento di responsabilità gioiosa.
Il sindaco di Travagliato Dante Buizza si mette la fascia tricolore, legge l’intestazione della cittadinanza onoraria a Bernhard Casper poiché ha reso grande col suo pensiero la persona umana, e il parroco don Mario Metelli gli tributa un’ospitalità altrettanto felice. Il sindaco descrive la terra di Travagliato e dei dintorni, la unisce al dissodare necessario della fatica e del pensiero. Dice che è una fortuna possedere Casper a casa.
Ha ragione, si comprende, a fiuto, che il popolo del teatro di un normale sabato sera intuisce la fierezza di un raro senatore mondiale del pensiero libero. Lo adotta e ne viene adottato. Lui, il grande vecchio della ragione disposta verso l’alto e verso il basso, a Dio e a fenomeni terreni, ricorda di aver reperito negli archivi vaticani l’etimologia del termine «travaglio » da cui derivano tre pali ove si ferravano i cavalli.
Insomma,Casper si era calato a Travagliato ancora prima di arrivarci,come succede a chi è figlio del mondo perché conosce l’unità tra linguaggio e terra, persona e legge spirituale che la ispira e la sostiene. Caspersi accoglie con simpatia anche fisicamente. Si sente che fatica a sentire eppure comprende prima che tu parli, gli leggi addosso un’esistenza di studie di dubbi, di cristiana potenza indagatrice, disponendo di una fenomenologia personale e di una rinnovata aspirazione verso l’infinito. Sono tante le volte in cui rapporta la Dignità con la Responsabilità e non c’è un istante, in questa serata al Teatro di Travagliato, dove non cresca la correlazione tra l’assoluto e la dignità, l’essenza della dignità quale maggiore istituto della spiritualità.
Non esiste una dignità materica,oppure una dignità isolata in un solo uomo, rassicura Bernhard Casper, si muove in ognuno una dignità unica ed essa si valorizza e si riconosce esclusivamente in un rapporto con la dignità dell’altro. Casper ripassa l’Umanesimo di Pico della Mirandola, la cessione allo spirito del fine kantiano,la considerazione di un contropiede vittorioso della Dignità man mano si consultano i registri dei morti alla fine della guerra. La Dignità vince nella Costituzione, subito con quella americana e francese e quindi con le nostre Costituzioni, con gli organismi internazionali.
Continua Casper: tra le prime righe dei testi sacri della giurisdizione, il termine dignità conferma la certezza di un sinergia umana che non sfinisce, anzi si rinforza nel convincimento di una ripetizione del terrore senza di essa. Guai a dimenticarci della dignità. La sua dimenticanza è l’indegnità, ilpugnale e il sangue. Conclude Bernhard Casper: «Per chi pensa in modo biblico, la dignità dell’uomo non risiede semplicemente nel suo essere creato, nel semplice fatto della sua esistenza come essere di ragione, ma nella suachiamata.
O meglio: il fatto della nostra esistenza riceve il suo senso pieno soltanto dalla sua chiamata, unica per ciascun uomo,a quella sua partecipazione all’opera della salvezza, che solo lui può realizzare; salvezza che Dio vuole operare nella storia. È in questa vocazione e chiamata che, in ultima analisi, si fonda la nostra dignità». La chiamata a legarci, dignitosamente, all’altro. Senza dignità, il legame suona falso.