Si sentiranno quindi voci legate alla filosofia, alla storia, alla teologia e alla letteratura, in un percorso che non solo mantiene l'apprezzata formula itinerante della rassegna estiva, ma che - nello specifico riferimento alla Shoah -, snodandosi lungo le rive dell'Oglio, ripercorre idealmente i luoghi in cui in passato vissero comunità ebraiche. Proprio per questo si nota l'assenza di Soncino, dove nel 1488 fu stampata la prima Bibbia ebraica. In ogni caso, il ciclo - che si è aperto giovedì a Castrezzato (Bs) con un intervento di Gabriele Nissim - proseguirà con David Bidussa su «L'era della post memoria» (23 gennaio, Villachiara - Bs), Rav Giuseppe laras su «Il comandamento della memoria» (26 gennaio,Travagliato - Bs), Amos Luzzatto su «Vanità della memoria» (2 febbraio,Orzinuovi - Bs), Massimo Giuliani su «Olocausto» (9 febbraio,Teatro Gonzaga, Ostiano), Paolo De Benedetti su «La memoria di Dio» (16 febbraio,Corzano - Bs), Salvatore Natoli su «La memoria di Giobbe» (24 febbraio,Brescia). Tutti gli incontri avranno inizio alle 20.45 e sono ad ingresso libero.
«Mai come in questo periodo storico si avverte il bisogno di fare memoria - spiega Francesca Nodari, direttore scientifico dell'associazione Filosofi lungo l'Oglio -. Mnemosyne, nella mitologia greca depositaria della memoria collettiva, madre delle nove muse evocate dai poeti sin dall'Iliade e dall'Odissea per eternare il messaggio, è divenuta oggi, se così si può dire, garante di quella memoria del passato, senza la quale non vi può essere presente nè futuro, e grazie alla quale, viene affermata e garantita l'identità e la dignità di chi non è più tra noi. La Shoà - ritenuta una cesura della storia, e non soltanto della storia del popolo ebraico - rappresenta, al di là della sterile dialettica tra particolarismo e universalismo, un contro-evento - come ebbe modo di definirla il teologo ebreo Arthur A. Cohen - che proprio per il tremendum cui rinvia, proprio per l'abisso di male che evoca non può non chiamare in causa la coscienza collettiva, l'umanità che abita ogni essere umano, per provocarne quella domanda che non avrà mai una risposta ultima o definitiva: che cosa è stato? Ma che,tuttavia, ci invita, anzi ci obbliga moralmente a riflettere, a capire, ad ascoltare, a metterci in discussione»
«Lo sforzo del ciclo - conclude Nodari - è proprio quello di mostrare punti di vista autorevoli su che cosa è stato, capaci di orientare la coscienza del singolo su un evento che non può e non potrà mai passare sotto silenzio al punto di poter parlare di volti della memoria».