Il film, sceneggiato dallo stesso regista con un'altra bresciana, Francesca Nodari, presidente della Fondazione Filosofi lungo l'Oglio e con Francesca Romana Massaro, è uscito nelle sale nel 2022. Si tratta della storia, che prende spunto da testimonianze reali e documentate, di donne sopravvissute all'Olocausto; racconta di Ester, ebrea italiana di 40 anni che viene lasciata sola dopo che la sua famiglia è stata portata via dai nazifascisti.
Inviata al campo di transito di Fossoli, nei pressi di Carpi, stringe una forte amicizia con Ada; poi viene mandata in un altro campo, evitando il convoglio verso Auschwitz che l'avrebbe portata a morte. Con Ada hanno una missione: salvare il bambino che Ester ha scoperto di portare dentro di sé, ma cosa rimane della fiducia riposta l'una nell'altra? Ester verrà tradita? Lei e il suo bambino non ancora nato saranno salvati?
Location principale del film il campo di prigionia e concentramento di Fossoli, allestito dagli italiani nel 1942 e oggi Museo-monumento del deportato, visitato da più di 30mila persone l'anno. «La peculiarità che attraversa il film - sottolinea Uberti - e ne segna l'originalità, è caratterizzata dal concetto dominante di femminilità negata.
Concetto questo che, se per un verso fa luce, per la prima volta, su un non detto circa la resa cinematografica della Sho ah, dall'altro fa segno, sia pure indirettamente, alla piaga legata alla violenza sulle donne. Di qui la scelta di utilizzare la finestra come membrana di separazione, ma nello stesso tempo di condivisione, di due mondi: all'esterno la violenza gratuita perpetrata dagli aguzzini nazisti, all'interno della baracca la messa in scena della specificità stessa del femminile con il suo senso dell'accoglienza e della protezione».