È tutto pronto per il ritorno dei «Filosofi lungo l'Oglio», rassegna ideata e diretta da Francesca Nodari che entrerà nel vivo dal 5 giugno al 25 luglio fedele alla sua vocazione itinerante, con fermate in 23 Comuni disseminati attraverso le province bresciane e bergamasche, dove si alterneranno gli interventi di alcuni grandi maestri del pensiero contemporaneo chiamati ad analizzare, riflettere e confrontarsi all'insegna dell' «Osare», parola chiave scelta appunto per questa annata, presentata ieri in Broletto. Partendo dalla Bassa bresciana e toccando le località «rivierasche», per ampliare il proprio orizzonte in Franciacorta fino a spingersi in Val Trompia e in Val Camonica, raggiungendo così la città capoluogo.
Il Festival alternerà settimana dopo settimana, serata dopo serata (sempre alle 21 con ingresso libero) nomi illustri italiani e internazionali «che dibatteranno su ogni forma di pensiero che incoraggi la conoscenza data dall'uso della ragione per uscire dalla minorità e smettere di obbedire senza pensare, guidando le proprie azioni sul piano morale e orientando la natura sul piano della conoscenza»: da Haim Baharier a Maurizio Bettini, da Enzo Bianchi, a Massimo Cacciari da Marina Calloni a Eva Cantarella, passando tra gli altri per Umberto Curi, Donatella Di Cesare, Umberto Galimberti, Isabella Guanzini, Salvatore Natoli, Maria Rita Parsi, Massimo Recalcati e Francesca Rigotti
«Mancanza di decisione e di coraggio, pigrizia e viltà, insegna Kant, sono le cause del voler rimanere minorenni, che è molto comodo perché delega a pensare per me qualcun altro. Non bisogna delegare il pensiero dunque, afferma Kant, e noi con lui. Bisogna osare ha osservato la stessa Nodari osare pensare, osare conoscere, osare decidere. Uscire dalla minorità è ragionare, non è obbedire senza pensare; è guidare le nostre azioni sul piano morale e guidare la natura sul piano della conoscenza; è non affidare la ragione umana ad altro giudice che non sia la universale ragione umana. Come dire: osare divenire adulti, osare pensare con la propria testa, osare servirsi di un linguaggio parresìaco e che pratichi un'ecologia della parola, osare assumersi i rischi per un obie ttivo che ci si è prefissi, osare dire sì-dire no dotandosi di un proprio bagaglio critico, osare opporsi alla pratica molto usata del brainwashing quotidiano, osare adoperarsi per combattere disuguaglianze e il perpetuarsi di pratiche di vessazione e di oltraggio dei più deboli, osare battersi per la libertà e per onorare la parola data. E ancora, in quanto esseri cogitanti e parlanti, osare credere, avere fiducia, sperare. Osare esserci, osare mettersi in gioco: perseverare, direbbero i Greci. Osare accettare la nostra fragilità costitutiva in una società palliativa dedita all'algofobia e all'happycrazia in una sorta, per riprendere una bella espressione di Han, di 'coazione alla felicità'».