Intervistato da Ilario Bertoletti, Natoli ha spiegato come corporeità significhi anche finitezza, limite, ma «il corpo - ha aggiunto - è trasparenza dell'io. In esso c'è l'illusione di perdurare al di là della fisicità e c'è lo sperimentare l'azione della vita, che è praxis e non poiesis, produzione. Attraverso la relazione con gli altri, che si realizza nella corporeità, io ho consapevolezza di me». La continuità della memoria e la capacità di riassorbire il dolore del corpo, fanno sì che ci si senta una realtà unitaria nonostante le parti che lo compongono. E nonostante la possibilità, grazie ai progressi medici, di sostituire parti del corpo. «In prospettiva - ha suggerito Natoli - si potrebbe pensare a una sorta di hardware esterno all'essere umano su cui mettere il nostro software della memoria: un modo per assicurarci l'immortalità cambiando le parti del nostro corpo».
Citando Aristotele, il filosofo ha poi spiegato che esistono i sensi della prossimità e quelli della distanza: i primi ci fanno percepire il nostro corpo, i secondi lo mettono invece tra parentesi. «Guardando un paesaggio - ha detto Natoli - non sento di avere un occhio. Se invece mi sento toccato, percepisco che sono qui e mi sento altro da me. Così per tutti i sensi di contatto: mi sento corpo quando gusto il cibo, nella relazione amorosa,… Chiaro, la dimensione dei sensi è cinestetica, tutti i sensi agiscono insieme».
La relazione si è chiusa sull'immagine cristiana di «Comunione dei santi», evocata da Bertoletti ma riletta da Natoli in chiave originale: «La nostra vita è per definizione movimento - ha spiegato -, quindi incompleta. Essa punta all'eternità, si completa e si proietta nella durata. Il nostro essere incompleti è anche la nostra forza. Non vogliamo morire perché ci sta a cuore il mondo e questo sentimento è per me la Comunione dei santi».
La prossima edizione del festival avra per tema la felicità.
La relazione si è chiusa sull'immagine cristiana di «Comunione dei santi», evocata da Bertoletti ma riletta da Natoli in chiave originale: «La nostra vita è per definizione movimento - ha spiegato -, quindi incompleta. Essa punta all'eternità, si completa e si proietta nella durata. Il nostro essere incompleti è anche la nostra forza. Non vogliamo morire perché ci sta a cuore il mondo e questo sentimento è per me la Comunione dei santi».
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