Gli incontri e i dibattiti, dilatati nel tempo e disseminati fra chiese, dimore signorili, cascine e teatri della zona, sono stati e sono tuttora ricchi di partecipanti illustri.
Fra loro, Emanuele Severino, secondo cui ogni essere entra ed esce dal «cerchio dell'apparire», come un oggetto allo specchio: quando qualcosa vi esce non cessa di esistere, ma si sottrae solamente alla vista; Marc Augé, che ha coniato il termine «non-luogo» per definire tutti quegli spazi nati con la globalizzazione (gli aeroporti, per esempio) che sono anonimi e stereotipati, privi di storicità e frequentati da persone freneticamente in transito;
Luigi Zoja, interessato al rapporto tra paranoia e massmedia che spesso, per poter parlare alle masse, si avvalgono di semplificazioni grossolane che portano all'individuazione di un capro espiatorio, creando disinformazione. Questi sono solo alcuni degli spunti riflessivi che il Festival, che quest'anno tratterà il tema «Eros e Thanatos», può offrire in una bassa pianeggiante che raccoglie sempre quel che semina.