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Lunedì, 14 Giugno 2010 05:51

Casper filosofo dell’umanità del corpo

Bernhard casper e Francesca Nodari Bernhard casper e Francesca Nodari

Il corpo è il «luogo» in cui possiamo ritrovare il senso autentico della nostra esistenza. Questo involucro, che per Platone era soltanto la «gabbia» dell’anima e che si trasforma nelle età della vita, è il tramite «di ogni accadimento del nostro esserci». E, soprattutto, dell’incontro con l’altro, inteso non come «oggetto» del mio volere ma come qualcosa di inafferrabile e di cui pure avvertiamo in varie forme il bisogno. Bernhard Casper, relatore d’eccezione in Santa Giulia per il primo appuntamento del ciclo «Filosofi lungo l’Oglio», interviene «Sul senso del nostro corpo» richiamandosi agli insegnamenti della fenomenologia di Husserl alla riflessione di Lévinas, che definisce il corpo «avvento stesso della coscienza», il cui essere «appartiene all’ordine dell’evento e non del sostantivo».

Casper, professore emerito all’Università di Friburgo (ritenuto uno dei massimi filosofi viventi della religione) è stato introdotto da Maurizio Bernardelli Curuz,. direttore di Brescia Musei, che ha portato il saluto del sindaco e sottolineato il valore della filosofia in tempo di «marketing dei consumi»: un sapere che va riportato «nei luoghi pubblici» che, lungi dall’essere puramente astratto, riguarda da vicino le questioni dell’agire quotidiano. Casper - che è stato presentato da Francesca Nodari, curatrice della rassegna dei «Filosofi lungo l’Oglio» - ha preso le mosse nella sua lectio magistralis dall’affermazione «Io sono tutto corpo» dello Zarathustra di Nietzsche. «Cosa significa questo per me? – osserva il filosofo -. Quando l’uomo nuovo di Nietzsche identifica il sé con il corpo ci sembra comprensibile ed appare una protesta, anche, contro la visione idealistica. La fenomenologia moderna di Husserl ci ha insegnato a prestare attenzione al problema: dobbiamo concordare sul fatto che ogni accadimento è in effetti possibile solo per mezzo del corpo. Non siamo solo spirito e l’intuizione del fondamentale stato di bisogno del nostro essere umani ci si manifesta nel corpo».

Abbiamo bisogno dell’altro - rileva Casper -,ovvero di ciò che è separato da noi e che «non possiamo prendere semplicemente col potere», così come necessitiamo di nutrimento, sonno, aria e del funzionamento del nostri organi vitali...

È il corpo che ci impedisce di considerarci come «signori assoluti del mondo». Un primato per la verità già ampiamente vacillante a causa delle «tre umiliazioni inflitte dalla scienza»: la perdita della centralità cosmica a seguito della rivoluzione galileiana, la caduta della fede suprema nell’uomo come coronamento della creazione ad opera di Darwin e, con Freud,.la consapevolezza che «non siamo padroni nemmeno a casa nostra nell’ambito della nostra psiche».

Emmanuel Lévinas parla di un «pathos originale» il cui vero significato si acquisisce nell’incontro con un altro uomo che si verifica nella corporeità. La pienezza si realizza nell’andare verso il simile non semplicemente come «corpo tridimensionale alla maniera cartesiana», ma come «Leib» ossia «corpo vissuto».

Tale rapporto con un ente che rispetto a noi è irriducibile si mostra anche nel fenomeno del lavoro. Sono molto interessanti alcune osservazioni in merito di Casper: «Il corpo umano è ‘formato’ per il suo lavoro, perciò il destino della disoccupazione non è accidentale, ma tocca nella sostanza il nostro essere uomini». È sempre attraverso il corpo che ci rendiamo conto del nostro essere finito e limitato. Eppure si rivela qui, dice il filosofo, «la chiamata di un senso che non è dato da noi, ma ci si dà proprio in questo esserci corporeo». E che non potremmo mai cogliere se fossimo «monadi chiuse in se stesse». Casper non nasconde il suo legame con il Cristianesimo, intendendo il pensare filosofico congiunto sotto il profilo ermeneutico con la teologia. «Di un gioire del dono dell’altro - nota - parlano il Nuovo Testamento ed il Cantico dei Cantici di San Francesco». Il fulcro della filosofia della religione consiste nell’evento della preghiera, la cui analisi fa emergere il nesso con il linguaggio ed una peculiare relazione con l’Altro.

Anita Loriana Ronchi Giornale di Brescia, Lunedì 14 giugno 2010

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