«Se il Cristianesimo – ha chiarito il docente – rispetto al platonismo, allo stoicismo e all'epicureismo ha introdotto nell'analisi della provvidenza la figura del Figlio dell'uomo, ovvero tutta la novità sta nell'accadimento salvifico di Cristo, si possono tuttavia individuare due tradizioni che hanno, nel tempo, sostenuto posizioni differenti sulla prònoia. Cos'è questo vedere prima o pre-vedere divino? Se, il primo filone riprende un'idea ereditata dal giudaismo – si pensi, in particolare, a Filone d'Alessandria e ai contatti stabiliti con la filosofia greca – ossia il tentativo di conciliare il logos con il libero arbitrio, il secondo – che possiamo individuare in Agostino – interpreta la provvidenza come predestinazione, assumendo una posizione antitetica a quella greca e dello stesso Origene, ove centrale è il ruolo giocato dal soggetto. Se per il filosofo delle Confessioni, manicheo prima della conversione, ciò che conta non è la libertà dell'uomo, ma ciò che Dio ha determinato sul destino dell'uomo, la prima tradizione insiste sull'incontro tra spirito greco e spirito cristiano,come lo stesso Pontefice ha mostrato nel suo discorso all'Università di Ratisbona sostenendo che “nel profondo, si tratta dell'incontro tra fede e ragione, tra autentico illuminismo e religione”». Ma quali prospettive aprono, oggi, due vie così diverse? «Benedetto XVI invita a desistere dal de-ellenizzare il Cristianesimo, abbracciando la prima posizione, che lascia – nel mistero irriducibile del Creatore – largo spazio alla libertà umana.
Oggi – riprende Filoramo – tuttavia, in particolare a partire dal dibattito successivo alla Shoah, pare – per ricordare la celebre distinzione pascaliana – che il Dio dei Filosofi sia entrato in crisi e che il rifiuto dell'analogia tra logos e Dio, abbia riportato in primo piano il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Parrebbe paradossale che, proprio in tempi segnati dalla secolarizzazione, ci si affidi maggiormente al Dio che, agostinianamente, è predestinazione» . Del resto, lo stesso Remo Bodei ha parlato di un riemergere delle religioni nei giorni dell'insecuritas: l’avvenire – segnato dall’incertezza – torna ad assumere i tratti di un’indomabile contingenza, man mano che si abbandona il mito cartesiano delle idee chiare e distinte . Torna in mente la «provida sventura» dell’Adelchi di Manzoni. Come dire: è ancora consigliabile scommettere su Dio!