E Francesca Nodari, che incarna questo evento, si espone con questa speranza combattiva. Per i «Filosofi lungo l'Oglio», in questa XIV edizione sempre più popolata, che risale le valli, mons. Paglia tratta il tema «Essere è generare». Il prelato illustre riporta la questione del «Generare» nell'universo del cristiano, dove i confini sono aperti all'ascolto e non disponibili a modifiche della sostanza sostanziale. Il Cristianesimo, sottolinea, non è la religione dell'individuo, esso si fonda sulla pluralità, sull'amore per il prossimo. «L'amore - spiega mons. Paglia - è subito la garanzia del cristiano, l'amore di Dio è una scintilla divina dentro di noi. È l'amore che riguarda l'essere, il "fare essere" ed è un generare non tanto fisico. Generare significa amare fino in fondo, è essere per sempre, il saremo nell'eternità».
Come siamo messi oggi rispetto a queste attese? Siamo messi maluccio, risponde mons. Paglia, stiamo in una casa opposta a quella del Buon Samaritano, non ci fermiamo ad ascoltare e ad aiutare chi è a terra, l'egoismo domina i nostri comportamenti. «Il Nuovo Testamento - ricorda il prelato - non ha indicato punti di divisioni umane, ha sollecitato verso l'amore totale».
Non si ama a puntate, a pezzetti, a convenienti riduzioni e sottrazioni presuntivamente vantaggiose. Si ama e basta e l'effetto di questo amore non si calcola, si vive. Mons. Paglia porta l'esempio del Papa, ultimo leader mondiale che difende i diritti della famiglia umana chiamata ad abitare la casa comune e evocata in continuazione per garantire la dignità e l'esistenza della specie tramite la procreazione. «Oggi - dice mons. Paglia - siamo in un paese che invecchia sempre più, si genera sempre meno per paura di diventare genitori». Quando papa Francesco ha scritto l'enciclica «Amoris laetitia», in molti avevano pensato che si sarebbe ispirato al «Cantico dei Cantici», «invece ha scelto le lettere di san Paolo ai Corinzi, là dove si invita all'amore paziente che sopporta e perdona». Così si riuscirà a porre un argine robusto alla nostra società indifferente con quote crescenti di paura verso il futuro.