La questione, l'altra sera, è: «A misura delle generazioni. Dal sogno utopico al futuro possibile». Parla Salvatore Natoli, definito il filosofo dello stare al mondo, per una vita piena, per non bastarsi mai. Parla nella chiesa colma di anime della Parrocchiale di Orzinuovi, introdotto da Francesca Nodari e dal giornalista Massimo Tedeschi.
Natoli articola il tema in due parti: l'una relativa alla generazione, l'altra al rapporto tra generazione e politica. «Richiamo una scena primaria - narra il prof. Natoli - e rammento il senso della generazione per l'etica di Platone: "La generazione è ciò per cui quel che muore, dona". E così Lucrezio: la vecchiaia cede il posto alla giovinezza secondo un ordine obbligato. La vita non è astratta, è individuata; solo che l'individuazione perisce, la vita continua: questa è generazione».
che lasciare la natura libera nel suo percorso, così che essa è a tutela dei singoli e non della specie, con il conseguente impoverimento della potenza naturale a vantaggio della potenza artificiale. Su questo percorso la sessualità è egemonizzata dal piacere e separata dalla generazione. E poiché la natura ha connesso la sessualità al piacere, la pillola è il momento aurorale di questo processo. Di questo passo si corre il rischio che si confonda il nascere con il generare: «Si nasce da soli, si genera in due. Protagonista è chi ci mette al mondo e chi ci accompagna».
Nel rapporto tra generazione e politica, analizza il prof. Natoli, si vive un tempo di individualismo. Se non si ritorna al concetto del generare dentro un sentire morale comune, si corre verso un'idea depotenziata di partecipazione, c'è uno slancio verso l'abisso del niente della politica e del niente del generare. Siamo al piacere, quasi alla «sessualità politica» soggiogata al «È soggiogata al piacere del comandare anziché del generare insieme»
Dal punto di vista teologico, spiega Natoli, la vita è programmata non per l'immortalità del singolo, ma per la tutela della specie. Da quello biologico, la generazione è a tutela della specie, fin quando la natura chiude il tempo del suo esistere.
Natoli sottolinea la tendenza a tutelare il dio dei singoli invece piacere del vincere e del comandare invece che del discutere, del crescere e del generare insieme. Si direbbe, quasi, che governi la politica «la pillola dell'urna vincente» al posto della democrazia per il prossimo. Senza il quale non esiste generare. Non esiste politica.