E' un uomo dei nostri giorni che fa opinione, studia, politologo e sociologo, dice la sua e non si perde nel deserto dei nì». Ilvo Diamanti, l'altra sera a Ospitateti°, intrattiene la solita folla al Festival dei Filosofi lungo l'Oglio diretti da Francesca Nodari. Tema. «La generazione globale», cioè noi davanti ai nostri problemi, noi nei giorni di una grande confusione che viene dal globale da cui il local non è stato mai esente, tranne trattenere una misura, una diga finale che adesso rischia di saltare.
Schierati sindaci (a cominciare dall'ospitante, Giovanni Battista Samico) e amministratori di una vasta area bresciana. Perché i primi cittadini in prima fila? «Perché - dicono - c'è da imparare da Ilvo Diamanti: ragiona e non si limita al twittare, esplora dati e comunità e non riduce a un titolo il suo sapere, Al Parco della Resistenza, »io ironizza il relatore non sarei mai andato a sentire Ilvo Diamanti in una sera come questa».
Non c'è senso a dire che fa caldo, ha senso dire che si resiste. «Il tema - dice Diamanti - si riferisce a una generazione no global ma dentro la globalizzazione». Invita a un uso calibrato delle parole che definiscono la realtà e la modificano. «Ho scelto delle parole chiave, sono il titolo pure dei miei spazi giornalistici: Mappe, Atlante, Bussole: ci sono le persone e c'è la terra su cui vivono. Le definizioni sono sostanziali e nel rapporto tra terra identità e parole tracciano la questione del Confine».
Dentro questo mondo vivono le generazioni. A Diamanti preme il concetto: «La generazione riassume le persone di un'età vicina, legate da un evento-cardine: la generazione della guerra, del Dopoguerra, del Sessantotto che contesta autorità e genitorialità. La generazione non ha solo un'età simile, ma quel che significa avere quell'età in quel momento».
L'analista sociale ora scopre le grandi questioni del nostro tempo, soprattutto la decadenza demografica: «Il tasso di fertilità in Italia è di 1,3 e il pareggio demografico è il 2. Il tasso di fertilità delle immigrate di seconda generazione è 1,7, il che significa che si sono adeguate e siamo in netto declino demografico. Di più, molti dei nostri giovani emigrano e non si sa se torneranno. La generazione globale è tale perché i nostri pochi giovani se ne vanno. Negli ultimi cinque anni più di duecentomila giovani sono andati all'estero».
Il sociologo osserva la generazione dei cosiddetti millennials, che si caratterizzano per la vita in un mondo senza confini. Tutto è mutato radicalmente, continua il prof. Diamanti, eppure molto si somiglia in questo mezzo secolo. La rottura con i padri cova la nascita negli anni Cinquanta. Da un archivio vicentino sterminato, di migliaia di questionari, offerti dalle Acli, spuntano risposte inattese. il giovane dice che tutto va bene in famiglia, ma elimina ogni figura femminile e quando arriva al nonno, al patriarca che detiene ogni mezzo della civiltà contadina, esplode nella risposta cruda alla domanda del cosa ti aspetti: «Che il nonno muoia!»
Analizzati i ventenni dei Cinquanta e i ventenni degli Ottanta, emergono somiglianze che ribadiscono le divisioni dei nostri giorni tra le generazioni. «Per molti decenni - conclude Ilvo Diamanti - i flussi elettorali furono simili anno dopo anno, tra il 1974 e il 2008 c'è continuità totale nelle elezioni. Poi tutto si rompe e diviene fluido, impalpabile».
La grande novità sconvolgente da aggiungere al quadro analitico esaminato, infine, è l'avvento della comunicazione globale, l'entrata prepotente di Internet e dell'uso che se ne fa «Hic sunt leones», qui c'è la sfida. E qui dobbiamo vivere, a noi tocca di vivere questo incredibile tempo composto da enormi contraddizioni ed esposto, pure, al grande sogno senza confini, senza muri.