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Sabato, 23 Giugno 2018 02:32

«Contro la violenza sessuale ritrovare il senso del paterno»

Luigi Zoja a Montichiari il 21 giugno 2018 Luigi Zoja a Montichiari il 21 giugno 2018

Luigi Zoja a Montichiari: «Senza cultura, cresce solo la componente aggressiva e del possesso»

Di nuovo in tanti, la carovana dei Filosofi lungo l'Oglio continuaa crescere, la direttrice-presidente, Francesca Nodari, interpreta alla perfezione la favola del pifferaio. Il piffero suona le note di Socrate, di Aristotele, di Kant, di Levinas e centinaia di persone avanzano verso il luogo da cui proviene il suono.

L'altra sera, nella cornice millenaria della Pieve di San Pancrazio a Montichiari, sulla gradinata in facciata, era seduto un popolo estivo in «vacanza studio» per il desiderio di tornare al pensiero, di ascoltare insieme e rimuovere la confusione alimentata da decenni, ormai, di pressapochismo culturale e politico. Lo psichiatra Luigi Zoja distribuisce le carte della partita di giovedi sera con la sua riflessione intitolata «La violenza sessuale. Archetipo, storia e attualità».

Al tavolo, le donne e alle loro spalle, in un desiderio culturale e affettivo di una copertura, di una riunione, la presenza quasi fisica di una protezione egualitaria: per ogni donna, un uomo a garantire la naturale e costituzionale parità dei diritti, per sconfiggere l'ignoranza e quindi il male della violenza. Il saluto del sindaco di Montichiari, Mario Fraccaro, sta dentro il senso del Festival, il ritorno all'educazione, a stare insieme, punto centrale della formazione.

Francesca Nodari stacca dal banco delle emozioni una nuova sorpresa, andando incontro all'anfiteatro naturale della Pieve, rischiarato dalla fedeltà di tanti amici. Luigi Zoja apre il suo vecchio libro riaggiornato, «Centauri», lo unisce al testo «Il gesto di Ettore», introduce alla questione della paternità. Attenzione, spiega, «due condizioni abitano nell'uomo, la condizione del conquistatore-fecondatore e la condizione dell'uomo padre: Ettore esprime la completezza della paternità, va a morire nell'abbraccio del figlioletto; Achille vince con la potenza superba di chi coltiva il possesso del conquistatore».



Nella donna, invece, si assimilano le dimensioni della compagna e della madre, convivono e provengono dalla natura. Se la cultura non viene iniettata nel maschio-uomo, esso corre il rischio di accrescere esclusivamente la componente aggressiva e del possesso. «La causa di un peggioramento della violenza nei confronti della donna dice il prof. Zoja sta nel tramonto del patriarcato, nella decadenza del paterno. Il modello economico basato sul consumismo accresce l'aggressività e diminuisce il senso del patriarcato e del paterno. Senza cultura cresce l'ignoranza che conduce alla violenza, all'esplosione del male».

Zoja riporta esempio storici: «Nell'America settentrionale, la colonizzazione si è rinforzata con la violenza, il possesso del corpo: il 25, 30% degli afro americani hanno sangue europeo...». Nelle conferenze in Messico, Zoja ha registrato un modo di dire, un «ahi che bello», ed è riuscito a tradurre ch'esso significa, «che buon padre che hai», il richiamo all'idea primordiale che il paterno è il desiderio costante in chi non conosce il padre.

Nella storia, la violenza contro le donne è stata un fenomeno ricorrente fino al più grande stupro collettivo di ogni tempo, quello dell'Armata Rossa nella conquista della Germania. Riemerge il mito di Ovidio che narra la storia della bellissima fanciulla, Ceni, che tutti volevano sposare. Soltanto Nettuno, dio del mare, riesce a possederla con la forza e in cambio le chiede di esprimere un desiderio. Lei risponde in una maniera che scuote l'onnipotenza del dio. Le domanda a Nettuno che non accada più quello che le è accaduto. E Nettuno si vendica trasformandola in un guerriero che morirà in battagli.

«Ci sono ancora moltissime sacche di violenza contro le donne racconta ancora Zoja come per i bambini-soldati del Messico, cresciuti nella guerra, abituati a possedere la donna come bottino della vittoria. Rischiano di non avere mai una sessualità normale». L'uscita di sicurezza, per Luigi Zoja, sta nel rieducare al senso del paterno e nel contempo a difendere e studiare la maternità come la più grande lezione di vita.



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