Oggi, quarant'anni dopo, quell'effimero viene studiato a fondo, al punto che in alcuni casi s'è cercato di calcolare persino quanto Pil riesca a muovere. E sembra sia tanto, soprattutto per quelle manifestazioni come per la letteratura a Mantova, l'economia a Trento, la filosofia a Modena o a Sarzana, la lettura a Pordenone e la geopolitica a Ferrara che prevedono turisti e soggiorni, ticket e code.
Per tutti gli altri, l'effetto è meno evidente, ma comunque c'è. Investire per iniziative culturali ha un suo ritorno anche economico. Si tratta di manifestazioni quasi sempre sorte «dal basso», ma assai spesso assecondate «dall'alto». Poi sono arrivati i giornali, le riviste, le radio e le televisioni. Ognuna è un caso a stante ma vi sono dei minimi denominatori 82 appunta comuni, tra questi il virtuoso gioco di sponda con le istituzioni locali, che mettono a disposizione spazi e servizi. Quasi sempre l'inventiva, la fantasia e l'originalità contano più del budget.
Anche perché l'intero sistema poggia ampiamente sul volontariato. Sono centinaia, ad esempio, le Librixia. Festival bresciano della lettura persone che si rendono disponibili a Mantova nella settimana della letteratura o a Bergamo per la scienza. E non sono solo giovani di buona volontà che cercano di dare corpo ad un sogno. Difficile dire quanti siano i festival in Italia.
Al Salone del libro di Torino hanno provato a creare un coordinamento, ne hanno censiti ottantadue, ma sono una minima parte di quelli che ogni anno spuntano e crescono lungo la penisola. Difficile che facciano rete, perché ognuno è geloso della propria autonomia. Anche nel Bresciano sono sorte manifestazioni che hanno superato i confini provinciali, basti pensare ai Filosofi lungo l'Oglio, a Librixia, alla Microeditoria di Villa Mazzotti a Chiari, o a Rinascimento culturale. E altri non meno singolari: se n'è appena tenuto uno dedicato al «bambino naturale».