«Parlare di identità significa innanzitutto parlare di un corpo prima che di una costruzione mentale — ha spiegato Croce — Il tatto è il nostro primo strumento di esplorazione e rimane il senso per governare la natura». La gestualità che accompagna il toccare qualcuno racchiude un desiderio di incontro, uno scambio di parole e vissuti. «L’altro diventa il centro della nostra attenzione. Attraverso una stretta di mano per esempio, l’altro ci rivela le proprie autentiche emozioni e tutti gli altri sensi vengono trascinati. Considerando sia ciò che impariamo sia ciò che trasmettiamo ad amici, partners e figli, le nostre vite sono definite da contatti».
Tuttavia, nell’attuale scenario tecnologico, il significato del contatto si sta impoverendo: «C'è il grosso rischio di banalizzare un gesto che richiede impegno. La cultura virtuale conduce verso relazioni sempre più smaterializzate. Pubblicità e web, luoghi in cui il corpo può aver per lo più un valore commerciale, estetico ma vuoto, stanno insegnando il tatto per le nuove generazioni».