La leader del Festival Filosofi lungo l'Oglio ha centrato, di nuovo, il senso del toccare, la necessità che la filosofia come pensiero attivo sia tra gli strumenti di un'anti-mafiosità naturale, schierata di per sé contro il male.
Il Prefetto di Brescia, Annunziato Vardé, arriva prima delle 20 e se ne va a mezzanotte, dopo una giornata di lavoro, offre subito il segno della testimonianza, narra l'esperienza al Sud, prefetto in Sicilia, in Puglia, in Campania, in Calabria, avvertendo che la mafia, dopo aver spolpato il Sud adesso si è infiltrata al Nord e che la Lombardia non ne è certo immune.
Il Prefetto Vardé invita a operare sul piano culturale, a spiegare nelle scuole che la mafia è perdente e non conviene, che lo Stato alla lunga vince, che le istituzioni siamo ognuno di noi, che va decifrato e stracciato il fascino delle mafie sui giovani.
Nonostante i capricci festivi del cielo, una bella compagnia dei Filosofi lungo l'Oglio sta lì, paziente, nella magnifica aia-agorà della pianura bresciana, alla cascina Le Vittorie di Antonia e Francesca Nodari.
Gli amministratori locali, il primo cittadino Angelo Riccardi di Villachiara e Michele Scalvenzi per Orzinuovi visto che il sindaco Ratti sta ancora indagando, in ferie, sulla Sacra Corona Unita nei pressi di Gallipoli, abbronzatura allegata, chiedono al giudice Giuseppe Greco, al presidente Ettore Prandini titolare di un osservatorio contro le ecomafie diretto da Giancarlo Caselli, al vicepresidente nazionale della Commissione antimafia, Luigi Gaetti, chiedono gli amministratori Scalvenzi e Riccardi consigli, insegnamenti su come avvistare la mafia che si vede e non si vede; lo chiedono al presidente della Commissione antimafia in Lombardia, Gian Antonio Girelli, al filosofo, angelo custode del Festival, professore di Morale, Armando Savignano.
- Risposte-analisi, tutte profonde, altrimenti il popolo dei filosofi prenderebbe su e se ne andrebbe. Non si muove nessuno.
E Giuseppe Greco, autore delle tremila pagine per le motivazioni della sentenza del maxi-processo contro la 'ndrangheta, intrattiene con una lettura-narrazione di un vissuto tra collusioni politiche e mafiose, indaga sul pensiero di un'intellettualità meridionale intorno alla mafia, Leonardo Sciascia, Don Sturzo, Panfilo Gentile, diciamo noi Luigi Pirandello e Tomasi di Lampedusa, e dispone di una clamorosa generosità di passione civile, fino a dipingere sul suo viso più pallori che sudorazioni. Il presidente Prandini insiste nell'affermare che l'illegalità mortifica l'economia sana, la sconvolge, dice che le multinazionali hanno una forza tale da mettere in ginocchio la politica in pochi minuti, che serve dunque una «politica maggiore».
La droga. Girelli ricorda che sulla piazza di Milano si vende droga a 40, 50mila euro il chilo, acquistata a mille euro in Colombia, che la ristorazione, la sanità, i rifiuti, il calcio, hanno infiltrazioni pesanti. Suggerisce che intriga l'amore per lo Stato e ricorda che in Regione si è legiferato per lo studio della storia della mafia.
«Non ci è chiesto di morire - conclude -, ma di difendere un valore di convivenza e di pace. La filosofia di Francesca Nodari ci aiuta molto». Infine il vicepresidente nazionale della Commissione antimafia, Luigi Gaetti: c'è più forza nell'impegno dei Prefetti e più distrazione della cosiddetta società civile annota - e fa specie, aggiunge, che nella mia città, Mantova, i notabili continuino a inchinarsi davanti a certi bancarottieri.
Il prof. Savignano evoca l'esempio, il punto della mappa che ci porta fuori della palude, segna la parola esempio, altrimenti, il rischio è di coprire con parole vuote il segno malvagio di «intoccabile» delle mafie.