Ne pizzichiamo il senso per via di quella magia alla Troisi: bastano tre parole catturate su dieci e un'eco misteriosa per cogliere che è necessario il ritorno, ma che sia di un Ulisse pieno della sua primitività, che serve a tenere alta la comunione con l'altro a patto di considerarne l'integrità in tutta la sua alterità e differenza; infine, meglio puntare la barra verso il cielo. puliti di un egoismo che viene dalla cattiva abitudine e dalla coscienza ancora così e così di considerarsi superiori invece che eguali nell'amore.
Ma, aggiunge Luce Irigaray, serve ritrovare il luogo, ritornare a se stessi e all'altro, non cadere nella folla cieca e non isolarsi soltanto nell'io narcisista.
Per via del luogo, abbiate pazienza, noi cronisti di terra vissuta vi chiediamo una parentesi balorda, concedetecela.
Arriviamo a Lograto provenendo da Ghedi-Borgosatollo. Tutto forse si tiene. Il luogo è anche il segmento di una stessa terra cantata da altri che si congiungono, come sostiene Luce per dare luce al mistero dell'amore. Là, trenta chilometri a nord, canta il sole di pioggia della solidarietà dei terremoti. Qui parla la voce della militanza pensosa del femminismo e di un fitto sguardo a Dio...
Estate diventata autunno. Noi voliamo da Ghedi a Lograto, per contare tutte le macerie nel campo che allena i cani ad estrarre i corpi dalle macerie del terremoto, sotto un cielo mutante e minaccioso, a filo dei fossi e a pelo di buche, in una temperatura abbattuta della metà, 16 gradi all'arrivo nella chiesa di Ognissanti a Lograto. Noi che abbiamo visto l'estate diventare autunno, alle 21 di venerdì assistiamo a questa lezione di altrettante carezze e tocchi che sarebbero meravigliosi se fossero uditi e meritano ora di accadere in Internet, come consiglia il nostro vicino di banco.
Certo, sprechiamo le righe generose della Cultura del Giornale di Brescia, non entrando subito in media res come direbbe la leader del festival dei Filosofi lungo l'Oglio, Francesca Nodari, l'altro ieri particolarmente battagliera, quasi generalesca, dopo le parole gentili del prof. Armando Savignano, angelo custode del Festival, e i saluti amichevoli del sindaco di Lograto, Gianandrea Telò, e dell'assessore Valeria Belli. Anche noi desideriamo si comprenda la bellezza invisibile della nostra terra, la contemporaneità e l'unità del bene che ci appartiene. Per questo vi assicuriamo che Luce è nel campo di macerie ed esso è nell’invito di lei a stare accanto al dentro di noi e all'altro diverso da noi in una comunione che può accadere.
Qui parla Luce, anzi legge, e tutti, tantissimi ancora, sono fermi, tesi.
Si domanda subito Luce Irigaray: «L'umanità è al termine? Il pericolo è che ci stiamo allontanando da noi stessi. Il ritorno è necessario. Ulisse è sempre attuale...». Ma non quell'Ulisse che Omero non canta dopo il ritorno e la liberazione della sua casa dall'arroganza. Ormai è un Ulisse diverso, contaminato. Noi dovremo ritornare anche al canto della grecità con l'addizione della nostra vittoria che è, a intermittenza, la scoperta dell'alterità dell'altro e l'amore per la sua diversità, reciprocamente intesa. Allora si trova il nuovo luogo e la nuova intesa, allora si ama e questo amore ci avvicina a Dio, anzi ci permette di sedergli accanto.
Buon ritorno a casa Luce, con l'accompagnamento di tutti i nostri lumini.