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«Nella felicità l’incontro con noi stessi»
Tutte le sedie del castello di Padernello non sono bastate, l’altra sera, ad accogliere il pubblico che ne ha invaso il cortile per ascoltare Remo Bodei, ospite del festival «Filosofi lungo l’Oglio» diretto da Francesca Nodari. Dopo i saluti dei padroni di casa (la Fondazione Nymphe – Castello di Padernello, con il vicepresidente Domenico Pedroni), Bodei ha parlato di «attese di felicità», avvertendo subito che non sono facili da realizzare.
Lectio magistralis di Donà
BRANDICO – Cresce l’attesa, l’atmosfera si scalda per la lectio magistralis ‘Vita compiuta’ che Massimo Donà, ordinario di Filosofia teoretica presso la facoltà di Filosofia dell’università Vita-Salute del San Raffaele di Milano, terrà questa sera alle 21.15 presso Villa Toninelli di Brandico (in caso di pioggia nella chiesa Santa Maria Maddalena. Già ospite del festival, Dona torna in uno dei tre nuovi comuni che, da questa edizione, sono entrati a far parte del tour filo-rivierasco. «La sorprendente affluenza del pubblico – ha dichiarato il direttore scientifico del festival Francesca Nodali – conferma che la filosofia, come la felicità, è contagiosa. Positivamente contagiosa.
Il senso della vita? Sta nel lasciarsi «meravigliare» dalla pura realtà
La nostra vita quotidiana può diventare un’avventura, se siamo disponibili a «lasciar venire a noi le cose». Massimo Donà, docente di filosofia teoretica all’Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano, ha affrontato il tema della felicità – al centro della sesta edizione del festival «Filosofi lungo l’Oglio» – dedicando giovedì sera la sua conferenza a chiarire in quali modi si possa intendere questo «venire a noi» delle cose. Il giardino di Villa Toninelli, a Brandico, era ancora una volta pieno di spettatori, per la soddisfazione del sindaco Simona Plodari – che ha coinvolto nell’allestimento i ragazzi del centro diurno per la salute mentale del Distretto socio-sanitario – e del direttore scientifico Francesca Nodali. Al pubblico affamato di felicità, Donà ha preferito parlare di «vita compiuta», mettendola in relazione col genere di rapporto che noi instauriamo col mondo. Gli uomini – ha spiegato – non considerano mai le cose per se stesse, ma solo entro un orizzonte utilitaristico. Un bicchiere, un tavolo, acquisiscono significato per l’uso che possiamo farne: le cose sono serve del fine». Di quale fine? «Uno soltanto: io e il mio benessere».
Bernhard Casper, a Chiari per «Filosofi lungo l’Oglio», parla di un dono da attivare con gratitudine
«La felicità è vivere nella condivisione di una comunità giusta» Granelli di pensiero fissati su carta accompagnano la sesta edizione del festival «Filosofi lungo l’Oglio», che l’altra sera ha fatto tappa a Chiari, nel cortile della Fondazione Morcelli Repossi, ospitato con entusiasmo dalla presidente Ione Belotti. Il direttore scientifico Francesca Nodari e l’editore Eugenio Massetti hanno presentato la nuova collana «Granelli», instant-book con i testi di alcune conferenze di quest’anno. Nei primi due, l’intervento inaugurale di Marc Augé e quello tenuto proprio sabato da Bernhard Casper, autorevole docente di Filosofia della religione all’Università di Friburgo, giunto a Chiari a festeggiare gli ottant’anni. La sua impegnativa conferenza su «La felicità, il dono e la fede» avrebbe tuttavia necessitato di una concentrazione difficile da ottenere tra gli echi della musica ad alto volume che risuonava nelle strade intorno, per le «celebrazioni» dei saldi organizzate dal Comune.
CHIARI. Alla Fondazione Morcelli-Repossi Bernhard Casper il grande filosofo della religione
Lo studioso di Trier parlerà di «Felicità, il dono e la fede» Dopo l’affollato incontro con Massimo Donà, è arrivato il momento di uno degli appuntamenti-clou di questa sesta edizione del festival «Filosofi lungo l’Oglio». Stasera alle 2.115 alla Fondazione Morcelli-Repossi, in via Varisco 9 a Chiari, ci sarà un ospite d’eccezione: Bernhard Casper, uno dei maggiori filosofi della religione.
Affollato incontro con Armando Massarenti a Gerolanuova per «Filosofi lungo l’Oglio»
Dal volo stellare di Marco Aurelio alla felicità interiore - A un intervistatore che gli chiedeva del suo rapporto con la felicità, Woody Allen rispose di non esserer mai felice «per più di sei ore di fila». A queste «sei ore di felicità» Armando Massarenti ha intitolato giovedì sera il suo intervento, nel quinto incontro della rassegna «Filosofi lungo l’Oglio» curata da Francesca Nodari.
«Sei ore di felicità» con il filosofo Massarenti
Nuovo appuntamento della rassegna «Filosofi lungo l’Oglio», che stasera alle 21.15 fa tappa a Gerolanuova di Pompiano, nell’ex cimitero napoleonico di Villa Feltrinelli. Protagonista della serata Armando Massarenti che parlerà di «6oredifellcità».
Affluenza alle stelle in occasione del quarto appuntamento con la rassegna ‘Filosofi lungo l’Oglio’. Ospite Duccio Demetrio
OSTIANO – I calorosi applausi di una platea eccezionalmente numerosa hanno coronato mercoledì sera lo spiazzo dell’ex-cimitero napoleonico ai piedi della Pieve di Ostiano in occasione del quarto appuntamento del Festival ‘Filosofi lungo l’Oglio’, imperniato sul tema della ‘felicità’ e patrocinato da ben dodici comuni del territorio bresciano e cremonese, nonché solennemente incensato dall’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Dopo i precedenti simposi tenuti a Brescia, Orzinuovi e Soncino rispettivamente da Marc Augè, Roberta De Monticelli e Sergio Givo- ne, martedì sera, a lume di stelle sotto i ciliegi dell’ex-cimitero napoleonico, Duccio Demetrio, ordinario di Filosofia dell’Educazione alla Bicocca di Milano e cofondatore del del Gruppo di ricerca in metodologie autobiografiche alla Libera Università dell’Autobiografia, ha tenuto la sua lectio magistralis sul tema ‘Scrivere la propria vita. Per una filosofia dell’esistenza’, preceduta dagli interventi di Giuseppe Merlo, assessore alla cultura del Comune di Ostiano, e di Chiara Capelletti, Assessore provinciale Cultura Sport e Giovani, nonché introdotta da Francesca Nodari, direttore scientifico del Festival. Un discorso, inteso nell’accezione più squisitamente filosofica di ‘logos’, contrassegnato dalla volontà di approfondire i rapporti tra felicità e scrittura autobiografica: quel desiderio, a volte sereno a volte smanioso, che, combinando in strutture linguistiche i ventun caratteri nella nostra mente come i pezzi sulla scacchiera, ci spinge a cristallizzare in una serie di porzioni testuali interrelate il flusso continuo della nostra vita. Perchè si scrive e, soprattutto, perchè si scrive di sé stessi? «Perchè – si chiede Demetrio - osservando le persone intente a scrivere ci si accorge che, inconsciamente, i loro volti comunicano ogni volta stati d’animo differenti (serenità, apprensione, ecc.) ma pur sempre emotivi»? Perchè «scrivere la propria storia può «contribuire a mitigare l’angoscia, ad essere meno infelici». E perchè, ripiegandoci su noi stessi nel guizzo d’una retroazione positiva, balziamo ad un nuovo livello, da protagonisti ad autori e spettatori della nostra esistenza.Ma come connettere scrittura autobiografica e felicità? Innanzitutto bisogna tener conto della differenza tra ‘gioia’, qualcosa che «fiorisce al nostro interno in modo breve ed estemporaneo», e ‘felicità’, un entità che «scorre avanti ed indietro nel tempo e non appartiene all’attimo ma rappresenta una faticosa costruzione». Proprio in virtù di questa differenza, la rete della scrittura autobiografica «assomiglia di più alla felicità che alla gioia». E, ricordando ‘Quell’andarsene al buio dei cortili’ del poeta milanese Milo De Angelis, Demetrio suggerisce di iniziare la tessitura di questa scrittura «dagli attimi più gioiosi della nostra vita» e di svilupparla seguendo un percorso che, lungi da un predefinito progetto ingegneristico, cresce per interna forza neghentropica seguendo più l’arte del ‘bricoleur’, che si arrangia anche con l’alea e l’imprevisto, finché, dai quei minimalia apparentemente non interrelati, emerge un disegno, un mosaico mai fisso né definitivo. Un mosaico formato da una rete di attimi che «nel momento in cui vengono scritti diventano corpo». Ma, prosegue Demetrio citando Jacques Derrida, «scrivere non è solo un atto per sé stessi ma significa anche donare il proprio tempo». E, forse, anche «immaginare, vedere e mettere a fuoco un’altro tempo». Purché, con- clude il filosofo, non venga fatto per «ingannare il tempo, o, peggio, per riprendersi la fama che il tempo ha adombrato», come sembra invece accada nelle sempre più frequenti autobiografie, frettolosamente composte da attori, sportivi e divi in genere, che dominano attualmente una buona fetta del mercato editoriale italiano.
‘Felicità e libertà’ Ne ha parlato il professor Givone
SONCINO – Gli affreschi dei pittori Campi e Scanzi della chiesa di Santa Maria delle Grazie hanno illuminato il rapporto ‘Felicità e Libertà’ analizzato giovedì sera dal professor Sergio Givone, ordinario di Estetica all’Università degli Studi di Firenze. Un momento culturale di straordinaria bellezza.