I componenti di queste squadre venivano periodicamente uccisi perché non potessero svelare il macabro segreto. A questo uomo, che tanto ha sofferto e tanto ha contribuito a mantenere deste le coscienze degli uomini perché ciò che accaduto non possa più ripetersi portiamo il nostro ultimo commosso saluto, che vuole essere levinasianamente un ad-Dieu, richiamando le sue toccanti parole. Parole che non potranno mai morire e ne eterneranno la memoria. «Tutto mi riporta al campo. Qualunque cosa faccia, qualunque cosa veda, il mio spirito torma sempre allo steso posto. È come se il “lavoro” che ho dovuto fare laggiù non sia mai uscito dalla mia testa… Non si esce mai, per davvero, dal Crematorio» (Sonderkommando Auschwitz, Rizzoli, Milano 2007).
In questo ore la nostra memoria non può non andare a Shlomo Venezia, che fu deportato nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau e uno dei pochi sopravvissuti, l’unico in Italia, una dozzina nel mondo, di coloro che furono costretti a lavorare nei Sonderkommando, unità speciali, squadre composte da internati e destinate alle operazioni di smaltimento e cremazione dei corpi dei deportati gassati.
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