Vitale il sostegno della Bcc di Pompiano e Fr
anciacorta, cui va tutta la nostra gratitudine, di concerto con la convinta adesione degli amministratori pubblici e con il contributo fondamentale degli sponsors che hanno scommesso con entusiasmo su questo progetto in continua crescita e che, di fatto, costituisce un appuntamento fisso, di anno in anno, nelle terre rese feconde o idealmente attraversate dal Sommo Vegliardo, il Fiume Oglio.La Kermesse si presenta ai suoi spettatori sensibili con un calendario ricco e che coprirà un arco temporale compreso tra il 6 giugno e il 23 luglio 2012, passando da 12 a 15 incontri: tredici nella Provincia di Brescia e due nella Provincia di Cremona. Dignità è il tema scelto per questa edizione. Un tema attuale e, oseremmo dire, cruciale per i nostri giorni.
Accanto ai Comuni già teatro delle precedenti edizioni: Brescia, Brandico, Castrezzato, Chiari (Fondazione Morcelli Repossi), Orzinuovi, Orzivecchi, Ostiano, Pompiano, Soncino, Villachiara, spicca l’ingresso signifcativo di cinque nuove realtà municipali: Barbariga, Cortefranca, Corzano, Erbusco, Travagliato. Partendo dalla Bassa bresciana e toccando le località rivierasche e/o attigue al fume Oglio, per poi giungere alle estremità dei Parchi Oglio Nord e Sud, passando per la città di Brescia, il Festival approderà quest’anno, per la prima volta, in Franciacorta. I relatori che illumineranno con le loro acute rifessioni la prossima edizione saranno, come di consueto, di elevata caratura. Per il mondo francese tornerà, a gran richiesta, il famoso antropologo Marc Augé. Per la scuola tedesca ha confermato la sua presenza uno dei massimi flosof della religione viventi, Bernhard Casper, cui Emmanuel Levinas dedicò uno dei suoi ultimi saggi, Nell’ora delle Nazioni, defnendolo «amico dal cuore grande e dall’alto pensiero» ed Eberhard Schockenhof, già assistente del Cardinale Walter Kasper, uno dei più noti docenti di Teologia morale in Germania, nonché membro del comitato nazionale tedesco di Bioetica. Interverrà poi il meglio del pensiero italiano: Salvatore Natoli, Maria Rita Parsi – rispettivamente padrino e madrina del Festival – Remo Bodei, Massimo Donà, Marco Vannini, Paolo Becchi, Stefano Semplici, Giovanni Ghiselli, Michela Marzano, Andrea Tagliapietra, Piero Coda, Luigi Zoja. Tra le novità di questa settimana edizione v’è poi la proposta di un seminario – tenuto dal Prof. Bernhard Casper – rivolto ad una decina di giovani studiosi (laureati, dottorandi o dottori di ricerca) – durante il quale approfondire in maniera più analitica le rifessioni oferte dal flosofo nel corso della sua lectio magistralis. Crediamo, infatti, che accanto alla mission del festival, che consiste nell’ofrire incontri di alta divulgazione scientifca, sia altresì importante ofrire una chance di crescita ai giovani che, per formazione e per vocazione di studio, vogliano fruire di un momento ad hoc per l’approfondimento e lo scambio dialogico. Altro evento cuore di questa settima edizione è l’istituzione del Premio Internazionale di Filosofa/Filosof lungo l’Oglio. Un libro per il presente con la nomina di una giuria composta dai Professori: Ilario Bertoletti –direttore editoriale Morcelliana e La Scuola, Azzolino Chiappini – Magnifco Rettore della Facoltà di Teologia di Lugano, Adriano Fabris (Presidente di Giuria) dell’Università di Pisa, Amos Luzzatto – Presidente emerito dell’UCEI, Aldo Magris dell’Università di Trieste, Salvatore Natoli dell’Università Milano-Bicocca, Francesca Nodari, direttore scientifco del Festival e Segretario del Premio Filosofi lungo l’Oglio e Maria Rita Parsi, Presidente Fondazione Movimento Bambino. Con questo riconoscimento, di carattere internazionale, sarà individuata una fgura di alto proflo, che abbia elaborato, attraverso il suo pensiero, teorie capaci di fornire agili strumenti per abitare la nostra contemporaneità sempre più globalizzata e multiculturale. Teorie, quindi, capaci di segnare, non soltanto, la storia della flosofa, ma la realtà efettuale in cui ogni uomo si trova a vivere nel qui e ora dei nostri giorni. L’individuazione del vincitore avverrà sulla base di due elementi essenziali: da un lato, la segnalazione di un’opera particolarmente pregnante per il suo essere strettamente legata alla peculiarità del premio in oggetto, dall’altro il calibro, l’alto valore scientifco e la capacità comunicativa del candidato. La cerimonia di proclamazione del vincitore della I edizione del Premio si terrà presso la Sala Franciacorta dell’Hotel Iseolago, sito in via Colombera 2/C a Iseo, domenica 8 luglio, a partire dalle ore 18.
SUL SENSO DELLA DIGNITÀ
Tema evocato da più parti nella nostra contemporaneità, trova la sua origine nell’esigenza enunciata da I. Kant come seconda formula dell’imperativo ca- tegorico: «Agisci in modo da trattare l’umanità, tanto nella tua persona come nella persona di ogni altro, sempre anche come un fne e mai unicamente come un mezzo». Questo imperativo stabilisce che ogni uomo, anzi ogni essere ragio- nevole, come fne in se stesso, possiede un valore intrinseco. Ancora il flosofo di Königsberg, nella Fondazione della metafsica dei costumi, contrariamente a quanto sostiene Hobbes nel Leviatano, aferma che «nel re- gno dei fni tutto ha un prezzo o una dignità. Il posto di ciò che ha un prezzo può essere preso da qualcos’altro di equivalente; al contrario ciò che è superiore ad ogni prezzo, e non ammette nulla di equivalente, ha una dignità. […] Dunque la moralità è la condizione esclusiva afnché un essere ragionevole possa essere un fne in sé, perché soltanto in base ad essa questo essere può costituirsi a mem- bro legislatore del regno dei fni. Ecco perché soltanto la moralità, e l’umanità in quanto capace di moralità, possono avere dignità». Questi concetti kantiani ritornano nello stesso F. Schiller in Grazia e Dignità: «La dominazione degli istinti mediante la forza morale è la libertà dello spirito e l’espressione della libertà dello spirito nel fenomeno si chiama Dignità». Si tratta di un concetto importante della tradizione flosofca e di una questio- ne calda del nostro tempo. Nell’incertezza delle valutazioni morali del nostro mondo, incertezza che a più riprese ci fa parlare di un dis-orientamento perico- loso dell’esserci, si potrebbe anche dire, usando le parole di Heidegger, di una tangibile afizione della fatticità, l’esigenza della dignità si rivela come una pie- tra di paragone fondamentale per l’accettabilità degli ideali e delle forme di vita instaurate o proposte. Un tema con il quale la bioetica, la religione, la morale, le etiche applicate, la politica, la vita civile e pubblica, la società liquida in cui abitiamo non possono non misurarsi. D’altro canto, come non pensare alla distinzione netta che Si- mone Weil opera tra diritto e obbligo, il primo di ordine oggettivo, e l’altro che non può essere che incondizionato? «L’obbligo – nota l’ebrea francese nel Preludio ad una dichiarazione dei doveri verso l’essere umano, pubblicato nel 1949 da Gallimard nella Collana «Espoir» curata da Albert Camus – lega solo gli esseri umani. […] L’oggetto dell’obbli- go, nel campo delle cose umane, è sempre l’essere umano in quanto tale. C’è obbligo verso ogni essere umano, per il solo fatto che è un essere umano, senza che alcun altra condizione abbia ad intervenire; e persino quando non gliene si riconoscesse alcuno». Ed è sorprendente l’attualità di quanto scrive Weil al- lorché elenca ciò che lei chiama i bisogni indispensabili per la vita dell’anima: l’ordine, la libertà, l’ubbidienza, l’iniziativa e la responsabilità, l’uguaglianza, la gerarchia, l’onore, la punizione, la libertà di opinione, la sicurezza, il rischio, la proprietà privata, la proprietà collettiva, la verità – il bisogno «più sacro di tutti – dice Weil – eppure non se ne parla mai». Infne viene «il radicamento, for- se, il bisogno più importante e più misconosciuto dell’anima umana. Median- te la sua partecipazione reale, attiva e naturale all’esistenza di una collettività che conservi vivi certi tesori del passato e certi presentimenti del futuro, l’essere umano ha una radice. […] Ad ogni essere umano occorrono radici multiple. Ha bisogno di ricevere quasi tutta la sua vita morale, intellettuale, spirituale tramite gli ambienti cui appartiene». Non è casuale, dunque, il fatto che proprio come avvenne nei momenti più drammatici del Novecento di fronte all’orrore dei totalitarismi, in questa no- stra era segnata profondamente dalla crisi e dalla recessione si torni a rifettere nuovamente sul senso della dignità. Ma di quale dignità parliamo: universale poiché è il genere umano a posseder- la come una dote naturale oppure particolare perché la si può sia acquisire sia perdere derivando da prestazioni che alcuni individui eseguono ed altri no? La dignità dell’uomo ha, insomma, un carattere ontologico, che gli compete per la posizione che occupa nella natura o deontologico, essendo fondata sull’idea della libertà morale dell’uomo, come già sottolineò Pufendorf sulla base della distin- zione tra entia physica e entia moralia, anticipando il regno dei fni kantiano ossia la contrapposizione tra il «fatto della ragione» della legge morale e il mero fatto biologico? Con Bloch, Maihofer e la neoaristotelica Nussbaum la dignità umana si estende oltre «la personalità dell’uomo» e implica «la solida- rietà degli uomini» oppure è, come sostiene Luhamann, qualcosa da costruire socialmente, è il risultato di «prestazioni di rappresentazioni»? In altre parole, la dignità è da intendersi nella sua dimensione sociale o nella sua dimensione individuale? Destinatario della dignità è il solo animal rationale o è l’«animale con bisogni» cui non viene, molto spesso, garantito il minimo di sussistenza indispensabile per vivere? Quell’uomo di carne e di sangue che, non solo, si trova in situazioni degradanti, ma che non è neppure messo nelle condizioni di esprimere le proprie capacità? Spunti altrettanto centrali vengono dalla contrapposizione tra la prospettiva di Rawls elaborata in un’opera di ampia fortuna – Una teoria della giustizia – in cui si insiste sulla necessità di fondare una «società ben ordinata» e la posizione dell’israelita Avishai Margalit, che pone l’accento sulla Società decente, la quale può dirsi tale soltanto quando le istituzioni che la costituiscono non ofendono il rispetto che ciascun soggetto dovrebbe avere per sé. Un altro interrogativo è, a questo punto, inevitabile: in che senso, dopo la se- conda guerra mondiale, la dignità da ideale etico si è trasformata in principio giuridico presente, tra gli altri documenti, nella Dichiarazione universale dei di- ritti dell’uomo? E se è vero che, oggi, con l’insorgere dei dilemmi bioetici questa trasformazione è all’origine di un confitto di interpretazioni, si potrà arrivare ad una bioetica condivisa? Sono queste, soltanto, alcune delle domande che sottendono gli interventi dei relatori che si succederanno negli oltre 40 giorni di durata del Festival. Di qui la declinazione del concetto in chiave ecologica – siamo degni custodi del giardino che ci è stato afdato? – teologica, da un lato l’idea dell’uomo come imago Dei, dall’altro il problema della libertà religiosa. E ancora la disamina del termine a partire da una prospettiva teoretica/antropologica/psicanalitica – il rapporto tra la dignità e alcune categorie chiave quali: identità, alterità, duali- tà umana, prossimità, libertà, responsabilità, vulnerabilità, rispetto. Per non dire della dignità degli eroi, dei bambini, delle donne, degli anziani, dei più deboli, del mistico. Per fnire con le questioni vitali che animano l’attuale dibattito bio- etico. Ora, a noi non resta che augurare un buon viaggio in compagnia dei Maestri, sotto un cielo stellato e all’insegna dell’incontro e del dialogo. La meta, appa- rentemente astratta, quest’anno si chiama dignità. Apparentemente, se è vero, come sosteneva Georg Forster, che essa è «il vero segnavia della vita».
Francesca Nodari
Direttore scientifco
Festival Filosof Lungo l’Oglio