A partire da un’originale interpretazione della lezione ermeneutica e esistenzialista si è occupato della ridefinizione di alcune fondamentali categorie del pensiero filosofico del Novecento, tra cui il concetto di nichilismo e l’«idea» di tragico. Termine quest’ultimo con il quale Givone intende quel pensiero che non pretende di eliminare le antinomie e di togliere le contraddizioni, ma semmai le assume al suo interno e getta luce su di esse. Pensiero «doppio» ma non per questo insensato o irrazionale.
Givone ha pubblicato: La storia della filosofia secondo Kant (Mursia 1972); Hybris e melancholia. Studi sulle poetiche del novecento (Mursia 1974); William Blake. Arte e religione (Mursia 1978); Ermeneutica e romanticismo (Mursia 1983); Dostoevskij e la filosofia (Laterza 1984); Storia dell’estetica (Laterza 1988); Disincanto del mondo e pensiero tragico (Il Saggiatore 1988); La questione romantica (Laterza 1992); Storia del nulla (Laterza 1995); Eros/ethos (Einaudi 2000); Prima lezione di estetica (Laterza 2003); Il bibliotecario di Leibniz. Filosofia e romanzo (Einaudi 2005).
Si è dedicato anche alla narrativa, pubblicando tre romanzi: Favola delle cose ultime (Einaudi 1998); Nel nome di un dio barbaro (Einaudi 2002); Non c’è più tempo (Einaudi 2008).
Questo esito della sua attività intellettuale – che ne segna l’originalità – trova spiegazione nell’idea della filosofia come interpretazione e nell’attenzione costante e privilegiata alla poesia e alla letteratura. Nel recente libro-intervista Il bene di vivere, a cura di Francesca Nodari (Morcelliana 2011), Givone ripercorre le tappe salienti della sua formazione e del suo pensiero.