[dropcap cap="C"]he significa abitare il mondo? Gestirne l’imponderabilità? E che ne è del soggetto sempre più dimentico della sua finitudine, in bilico tra delirio di onnipotenza e un’umanità – la sua – ridotta a mera prestazione? Canna pensante? Individua sostanza? Corpo docile da asservire? Custode di un creato che denigra? Un adepto del dio denaro stretto nella morsa di una noia che non lo abbandona o, al contrario, frustrato da una flessibilità lavorativa e sentimentale che gli impedisce di guardare serenamente al futuro? E che significa io? Che ne è dell’identità, se siamo uno nessuno centomila? In un mondo malato – dalla bolla finanziaria alla crisi politica fino a quella relazionale – per Natoli abitare il mondo significa decidersi facendo attenzione a non confondere la volontarietà con la spontaneità. Di qui – in un moltiplicarsi di istanze: sociali, economiche, ecologiche, deontologiche – prende corpo, una torsione ulteriore dell’etica del finito natoliana che non intende tanto suggerire una limitazione dell’umano, bensì una sua rivalutazione nel recupero delle virtù e nel liberare il più possibile quella potenza che ciascuno di noi è.
[/dropcap]Homo œconomicus: il denaro. La produzione. Il consumo
del Prof. Salvatore Natoli
giovedì 14 ottobre, a partire dalle ore 20. 45,
presso l’Auditorium della Bcc Agrobresciano di Ghedi.