2010
V EDIZIONE
IL CORPO
Da prigione dell’anima a res extensa, da mera materia a elemento virtuale, da funzione-mezzo-automa a ciò che è impensabile sciolto dall’unità psicofisica che ci caratterizza, da immagine a icona, da corpo vìolato e abusato a corpo amato e fecondo, da corpo carne a corpo proprio o incarnato, da corpo finito a corpo salvato, da corpo isolato a corpo in relazione, da cadavere a corpo morto o quasi... Una costellazione di significati e di implicazioni – bibliche, etiche, teoretiche, bioetiche, scientifiche, sessuali, neurologiche – che non possono non scalfire il corpo del soggetto contemporaneo. Di quale corpo si tratta? Qual è, davvero, il nostro corpo al di là di ciò che i media ci “impongono” e al di là delle credenze che nutriamo? Che significa abitare un corpo viverlo agirlo curarlo o, al contrario, misconoscerlo, maltrattarlo, delegittimarlo? Nel rapporto tra anima e corpo o, come oggi si usa dire, tra corpo e mente dove sta – se c’è – la giusta misura? Da queste domande occorre partire e, forse, non ci resta che seguire la figura ideale di quel viandante in cerca di risposte e mettersi sulla strada del filosofo che torna ad animare piazze, castelli, borghi con il dono più grande: la scossa di un pensiero che può illuminare il percorso delle nostre esistenze. Spesso incerte, perlopiù dis-orientate, ma sempre alla ricerca di una svolta.
BERNHARD CASPER
SUL SENSO DEL NOSTRO CORPO
Sala Conferenze Museo Santa Giulia - Brescia
«Prima di essere uno spazio geometrico, prima di essere l’ambiente concreto del mondo heideggeriano, il luogo è una base. Perciò il corpo è l’avvento stesso della coscienza. Non è affatto una cosa. E non solo perché è abitato da un’anima, ma perché il suo essere appartiene all’ordine dell’evento e non del sostantivo. Esso non si pone, è la posizione. Non si situa in uno spazio già dato – ma è l’irruzione nell’essere anonimo del fatto stesso della localizzazione».
Emmanuel Lévinas, Dall’esistenza all’esistente
JEAN-LUC NANCY
CORPO IN QUANTO SCENA
Castello di Padernello (Bs)
«Il corpo è l’estensione dell’anima fino all’estremità del mondo e fino al confine di sé, l’uno nell’altra, intricati e indistintamente distinti, estesi, tesi fino a spezzarsi».
Jean-Luc Nancy, Indizi sul corpo
Rav Giuseppe Laras
LA FISICITA' E L' EBRAISMO
Filanda di Soncino
«È meglio essere in due che da soli… Se cadono, uno solleva l’altro, ma se è lui a cadere, non ci sarà un secondo a rialzarlo. Se due dormono assieme, si riscaldano; ma chi è solo, come farà a riscaldarsi?».
Qoheleth 4, 9-11
Maria Rita Parsi
Il corpo delle donne
Palazzo Martinengo – Orzivecchi (Bs)
«Accettare la propria fragilità può essere, per i maschi una liberazione; può essere il primo passo verso una straordinaria rivoluzione sociale e umana. (…) Può far loro riconoscere “l’?invidia del Grembo materno”, primaria grotta ‘amore (ma, a volte, anche di odio!) uscendo dalla quale sono nati al mondo “maschi” e già fisicamente segnati dalla perdita di quel “Paradiso terrestre”, già “derubati”, di quell’Eden originario che è il corpo della donna-madre-dea. Infatti nella “Grotta Grembo” della madre che, per nove mesi, li ospita costruendo i loro corpi fino alla completezza, albergano maschi e femmine. Poi quel contenitore in penombra, quel paradiso terrestre sospeso nel vuoto, quel luogo certamente idilliaco “se la madre non soffre”, laddove protetti, ancora non sono a conoscenza della paura, della fame, del freddo, dell’angoscia di morte, si fa stretto. Le pareti rifiutano d’essere più a lungo ospitali; le acque si rompono e si nasce. Si nasce in tanti modi, dolorosissimi o teneri, rischiosi o sublimi. Si nasce maschi o femmine, ma la cosa è incommensurabilmente diversa».
Maria Rita Parsi, Fragile come un maschio
ADRIANO FABRIS
Il corpo umano e le macchine: interazione e/o integrazione
Piazza Vittorio Emanuele – Orzinuovi (Bs)
«La singolarità rappresenterà il culmine della fusione tra il nostro essere e la nostra intelligenza biologica e la nostra tecnologia. Il risultato sarà un mondo ancora umano, m che trascenderà le nostre radici biologiche. Non ci sarà più distinzione, post-singolarità, fra uomo e macchina, o fra realtà fisica e realtà virtuale. Cosa potrà rimanere inequivocabilmente umano in un mondo simile? Semplicemente una caratteristica: la nostra è la specie che mira ad estendere le proprie capacità fisiche e mentali oltre le sue limitazioni».
Ray Kurzweil, La singolarità è vicina
SALVATORE NATOLI
Corporeità soggettività relazione
Azienda Le Vittorie – Villachiara (Bs)
apertura inaugurale con l'esibizione del Coro "Rocca San Giorgio" direttore: Maestro Bruno Provezza
«Il corpo non è dunque altro dalla mente, ma si configura come alterità a partire dall’indeterminazione della mente, è conseguenza del fatto che è impossibile per la coscienza risolversi per intero nella trasparenza. Se la mente vuol divenire trasparente a se stessa deve sapere tutto di sé e perciò deve muovere alla conquista del corpo, coglierne i minimi moti, padroneggiarsi, padroneggiandolo».
Salvatore Natoli, La felicità
MASSIMO GIULIANI
Cortile della Sinagoga – Ostiano (Cr)
«A chi ama la propria moglie come il proprio corpo e la onora più del proprio si applica il verso "e saprai che la pace sta nella tua tenda"».
Tb. Yevamot 62B, Giobbe 5, 24
con la probabile partecipazione di Amos Luzzatto
Il corpo come espressione individuale
«In tre cose un essere umano si distingue dal suo simile: nella voce, nell'aspetto fisico, nella coscienza».
Talmud Babilonese, Sanhedrin 38a
MASSIMO DONA'
CORPO IMMORTALE?
Fondazione Morcelli Repossi
Via B. Varisco, n. 9 - Chiari (Bs)
«L’uomo è l’unico essere che dice ‘io’ e che, forse, è capace di pensare ‘io’. Tutti parliamo dicendo: io dico, io faccio, io penso. E sappiamo cosa diciamo. Anche io dico ‘io’, e so che cosa intendo.
Talvolta tiro in ballo il concetto di coscienza, perché sento di potermi quasi sempre identificare con la mia coscienza, sia di me stesso che del mondo.
Io vivo certamente nel mondo, nel mio corpo e col mio corpo. Ma che rapporti ho con il mio corpo? Con il mondo? Con me stesso?».
Edoardo Boncinelli, Mi ritorno in mente
PAOLO BECCHI
Corpo morto o quasi morto…
Villa Feltrinelli - Gerolanuova di Pompiano (Bs)
«La mia identità è l’identità dell’organismo intero e interamente individuale, anche se le funzioni superiori della persona hanno la loro sede nel cervello. Come potrebbe altrimenti un uomo amare una donna e non semplicemente il suo cervello? Come potremmo perderci osservando un volto? Essere toccati dall’incanto di una figura? E il volto, la figura di questa persona, e di nessun’altra al mondo».
Hans Jonas, Morire dopo Harvard