Meno soldi e più incontri, risorse scarse e partecipazione maggiore. Perchè?
Perchè la crisi economica non erode la memoria, perchè si è più leggeri con un euro di meno, si scava a fondo e ci si erge verso il cielo. Perchè agisce, sotterraneamente, una sorta di senso di colpa universale verso i soppressi, ci chiama in causa, il senso di una responsabilità diretta e indiretta, per peccati d’azione e di omissione. Insomma, se ci si stringe, si è di più al tavolo della Shoah. Primo pomeriggio di ieri, sindaci e loro rappresentanti nella saletta della cultura inpiazza Loggia, regista la dott. Nodari per la presentazione sulla Shoah dei Filosofi lungo l’Oglio, vicino la consigliera delle Pari Opportunità, Anna Maria Gandolfi e l’assessore provinciale alla Cultura, Silvia Razzi.
Ragionano con una freschezza rinnovata sulla difesa della vita, invitano a non colorare la vita e la morte di ideologia, non dimenticando nessun eccidio - con il maggior invito dell’assessore Razzi di aggiungere le Foibe, il prossimo anno-,non dimenticando armeni e cambogiani, non rinunciando mai, per dirla con il pro sindaco di Orzinuovi, Severino Gritti, di scandalizzarci davanti a storie di sangue. Nessuno ha rinunciato a porre un seme di sentimento e di ragione nel giardino dei giusti, che pure sorge idealmente prima di ergersi ufficialmente il 6 marzo nel Parco Tarello - ricorda la Nodari:«Grazie all’impegno di Arcai e di Labolani» -; il seme portato dalla Bergomi da Castrezzato riguarda la persistenza della pietà,da Razzi e Gandolfi il seme dell’esigenza di coinvolgere i giovani, il progetto scuole predicazione- comunità è il seme offerto da Cossandi da Palazzolo; si sente il seme dell’entusiasmo etico della Minini da Erbusco; il seme di Leno ha la voce di un intellettuale della Confraternita dei santi Faustino e Giovita, «di martiri », ricorda il prof. Angelo Baronio e annuncia un vasto programma della festa patronale. Palazzolo, Leno e Rovato sono i nuovi paesi e si comincia subito con Orzinuovi, giovedì 17 gennaio, ospite David Meghnagi.
Il ciclo sulla Shoah, riflette la dott. Nodari, ha una doppia dedica, una per il vescovo Martini, grande tessitore tra Ebraismo e Cristianesimo e a Primo Levi, la personalità che visse più lucidamente e più angosciosamente la testimonianza del lager. Che ridusse in parole illimitate il male e la cattiveria umana fino a mostrare l’ultima lama - sempre omicida e non suicida - in un volo verso l’alto più che verso il basso. A cercare l’ossigeno dello spirito e resistere al veleno di un potere neutrale sulla vita. In questa società liquida, dicevano a turno, Nodari e Baronio, cercheremo «i Perchè » della Shoah. «Perchè» è il sottotitolo di questo ciclo. E allora ci veniva alla mente che "liquido" anticipa di un passo quel "liquidare" su cui si fuse il disordine del male e del maligno, negando la vita degli inermi e dei giusti.