La presidente dei «Filosofi lungo l’Oglio», Francesca Nodari, ha introdotto il prof. Natoli, ricordando la sua cittadinanza onoraria di Villachiara, condividendo prima, insieme a noi, il rispetto evocato dall’assessore, Maddalena Roncali, nei confronti di un mondo contadino, fondatore di valori umilmente ispirati a comportamenti di dignità e di bontà. Natoli scava nell’origine delle parole dignità e rispetto: «dignus» è il convenire a dirsi qualcosa che si addice, è il decoro, l’eleganza sostanziale affinché il bello e il buono stiano insieme.
Cita Platone: «Siamo entrati nel vestibolo del bene e cerchiamo di catturarlo attraverso il bello ». Rispetto viene da «respectum», «respicio », vuol dire avere riguardo. Dunque, se la dignità è pregevole ed elegante e il rispetto è l’inchinarsi verso ciò che è meritevole di essere ammirato, dignità e rispetto si intrecciano, la dignità merita ed esige rispetto e il rispetto riconosce ciò che è degno.
Di conseguenza, ciò che non è degno non merita rispetto. Nietzsche emerge dalle sue stesse pagine ed entra nelle nostre: il nostro mondo ha perso la capacità di venerare, di distinguere ciò che è bene daciò chenonlo è e perciò rende equivalente il bene al male e viceversa. Ma l’uomo degno, nella sua naturale libertà, sceglie il bene, cioè la realizzazione di sé, l’aspirazione al proprio fine, trattando gli altri, il suo prossimo,comese stesso.
Ritornano la morale e la logica kantiana dove l’uomo incarna il sapere, il fare e lo sperare. L’umanità possiede il germe di unabontà morale assoluta, che deve essere coltivato nell’attenzione di eguagliare rispetto e dignità. Se osserviamo il nostro mondo, il nostro agire, dobbiamo registrare di esserci allontanati troppo dall’obbligo universale di ogni specificità umana, di un’adesione a quella massima che dev’essere buona e reciprocamente accettabile Natoli rimette al centro della memoria educativa e morale il corrispondente, «non fare agli altri...».
Perciò il bene è aiutarsi l’uno con l’altro, il rispetto è l’inviolabilità dell’altro. Se no,avanza l’indegnità e con essa la caduta delle regole che tendono ad armonizzare la dignitosa e rispettabile relazione tra le persone. La dignità, infine,non è altro che il rispetto dell’umanità. Guai, avverte il prof.Natoli, a cadere nella tentazione di negare dignità e umanità all’altro. Togliere la possibilità di un’emendazione è consegnarsi al terreno dell’inimicizia prima, e in seguito ad ogni tipo di violenza.
Ritornano i lager, le parole di Primo Levi, la preoccupazione di una latenza del male. Spesso annotiamo di nonprovare più vergogna, il potere e il pudore si ritengono estranei. Natoli avverte di rimanere all’erta, ritiene sacrosanta l’indignazione verso le crescenti disuguaglianze, invita a comportamenti coerenti di tipo personale: «Ognuno, per suo conto, può cominciare a emendare... La virtù conviene ».
Fors’anche ci rende degni e rispettabili nel consegnare ai figli e a noi stessi un senso maggiore del vivere responsabilmente. Cioè nel rispetto e nella dignità assicurati l’uno all’altro.