La filosofia della laboriosità nell’estetica della natura acuisce il pensiero e Francesca Nodari, tessendo reti relazionali in Italia ed all’estero, è riuscita a portare nomi mondiali su una terra appartata ed ha rotto il tabù per cui questa nostra terra delle Basse è soltanto un appostamento dove zappare, filare, negoziare e andarsene solitariamente.
«La scommessa - ricorda la dott. Nodari - è di restituire al pensiero uno dei suoi compiti precipui: la divulgazione, che è condivisione, scambio, dialettica, nella dimensione di un pensiero nomade».
Poi, ecco la filosofia e la finanza, l’habeas corpus dell’essere, la necessità di un direttore anche filosofo per i filosofi dell’Oglio. Si tratta di filosofia della gestione e il direttore generale della Bcc di Pompiano, Luigi Mensi, è sempre stato vicino all’evento di Francesca Nodari e della sua compagnia umana.
Pensate alla preparazione di dodici eventi, al mille contatti, ai cinquecento messaggi, alle conferme ed alle modifiche, agli entusiasmi in su e in giù e vedrete che per mettere insieme tre mesi di filosofia itinerante da Brescia alle Basse, servirà mezzo anno. Ecco, dunque, demoliti i luoghi comuni intorno alla concezione di terre del tondino e del formentone, di terre solo sudate di stanchezze fisiche e mai comprese - e dalla loro parte che non si sono mai fatte comprendere - circa una profonda intimità del pensiero, più orale che scritto, più trattenuto che esternato.
Invece questa storia dei Filosofi sull’Oglio è la rivincita dei lombardi bresciani e dei bresciani delle pianure, rivincita estetica e morale per aver conquistato, ufficialmente, con tanto di agenda e di prof, di siti centrati nella centralità delle piazze e delle aie, dei castelli e delle ville, proponendo la questione dell’essere insieme sulla propria terra in compagnia di pensatori. D’altro canto, chi può negare, non reperti ma vaste aree di vita contemplativa in una terra di contemplazione come la pianura bresciana? Non è da queste parti che si incardina la filosofia tutta breve e tutta grande fondata su un bertoldismo e un contado sapiente, su uno spiritualismo cristiano, su una laicità filantropica storicamente e quotidianamente esaltanti? Non è qui, forse, che si eleva il paradosso delle filosofie astronomiche rovesciate, con paneronismi implacabili e risorgimentalismo da camicia rossa? Non esiste, in ogni paese della pianura, più ieri che oggi in termini di investitura ufficiale, il “pazzo filosofo del paese”, un certo profetiamo sciamano, di qua e di là dagli altari, in cui si prevedono tempeste e si sconfiggono malattie, si annotano apparizioni e si ergono speranze di terre ultraterrene?
E di sera ci si porta ai camposanti desiderando conversare con i propri cari partiti via prima? E non c’è filosofia profonda della vita, in tutto questo? Non sono agorà di politica maiuscola, l’aia, la piazza, il camposanto e la riva del fiume Oglio?