Il testo – intitolato Felicità – ospita gli illuminati saggi di Marc Augé, Roberta De Monticelli, Sergio Givone, Duccio Demetrio, Armando Massarenti, Massimo Donà, Bernhard Casper, Remo Bodei, Salvatore Natoli, Marco Vannini, Maria Rita Parsi, Adriano Fabris.
Per l’occasione sarà, inoltre, presentato il quinto numero della Collana Granelli: S. Natoli, La fecondità delle virtù. Entrambi i volumi sono a cura di Francesca Nodari ed editi dalla Compagnia della Stampa Massetti-Rodella Editori. Ospite d’eccezione sarà il Prof. Salvatore Natoli padrino del Festival, cittadino onorario di Villachiara nonché membro del Comitato scientifico della kermesse. Interverranno, inoltre, Ilario Bertoletti, direttore editoriale Morcelliana e La Scuola, l’editore Eugenio Massetti e il direttore scientifico del Festival, Francesca Nodari. Modererà l’incontro l’inviato speciale del Giornale di Brescia, Tonino Zana.
«È con grande emozione ed entusiasmo – ha commentato il direttore scientifico, Francesca Nodari –che ci prepariamo a vivere e con-dividere con il Prof. Natoli, gli illustri relatori e il nostro caloroso pubblico un momento che segna un traguardo scientifico importante, la presentazione dei due volumi, e insieme vuole costituire un evento di incontro, di dialogo e di felicità condivisa. Confido nell’affluenza nutrita dei nostri spettatori sensibili che, di concerto con i pensatori che, di anno in anno, ci onorano della loro presenza e con i Comuni e gli Enti ospitanti, costituiscono il cuore pulsante di questo Simposio di Pensiero e di Parole».
CHI È SALVATORE NATOLI
Conosciuto come il filosofo dello stare al mondo, Salvatore Natoli si è laureato presso l’Università Cattolica di Milano, in Storia della Filosofia. Già docente di Logica presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Venezia e di Filosofia della Politica presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Milano, Natoli insegna, attual¬mente, Filosofia Teoretica all’Università degli Studi Milano Bicocca. Natoli, che annovera tra i suoi maestri Emanuele Severino, Gustavo Bontadini e Italo Mancini, si distingue nel panorama filosofico italiano e internazionale, per la sua indagine incessante sullo stare al mondo, in serrato dibattito e confronto con il Cristianesimo, approdando ad una nozione di etica del tutto singolare e radicata nell’ontologia, prima che nella deontologia.
I suoi libri sono diventati dei classici. Tra le sue opere ricordiamo:
Soggetto e fonda¬mento. Studi su Aristotele e Cartesio, Antenore, Padova 1979; Ermeneutica e genealogia. Filosofia e metodo in Nietzsche, Heidegger, Foucault, Feltri¬nelli, Milano 1981; L’esperienza del dolore. Le forme del patire nella cultura occidentale, Feltrinelli, Milano 1986; Giovanni Gentile filosofo europeo, Bollati Boringhieri, Torino 1989; Vita buona, vita felice. Scritti di etica e politica, Feltrinelli, Milano 1990; Teatro filosofico. Gli scenari del sapere tra linguaggio e storia, Feltrinelli, Milano 1991; La felicità. Saggio di teoria degli affetti, Feltrinelli, Milano 1994; I nuovi pagani. Neopaganesimo: una nuova etica per forzare le inerzie del tempo, Il Saggiatore, Milano 1995; Dizionario dei vizi e delle virtù, Feltrinelli, Milano 1996; Soggetto e fondamento. Il sapere dell’origine e la scientificità della filosofia, Mondadori, Milano 1996; La politica e il dolore, con Leonardo Verga, Edizioni Lavoro, Roma 1996; Dialogo su Leopardi. Natura, poesia e filosofia, con Antonio Prete, Mondadori, Milano 1996; La politica e la virtù, Edizioni Lavoro, Roma 1999; Dio e il divino. Confronto con il cristianesimo, Morcelliana, Brescia 1999. Progresso e catastrofe. Dinamiche della modernità, Marinotti, Milano 1999; La felicità di questa vita. Esperienza del mondo e stagioni dell’esistenza, Mondadori, Milano 2000. Stare al mondo. Escursione nel tempo presente, Feltrinelli, Milano 2002; Libertà e destino nella tra¬gedia greca, Morcelliana, Brescia 2002; Il cristiane¬simo di un non credente, Qiqajon, Magnano (Bi) 2002; Parole della filosofia o dell’arte del meditare, Feltrinelli, Milano 2004; La verità in gioco. Scritti su Foucault, Feltrinelli, Milano 2005; Guida alla for¬mazione del carattere, Morcelliana, Brescia 2006; La salvezza senza fede, Feltrinelli, Milano 2007; La mia filosofia. Forme del mondo e saggezza del vivere, a cura di F. Nodari, ETS, Pisa 2007; Edipo e Giobbe. Contraddizione e paradosso, Morcelliana, Brescia 2008; Crollo del mondo, Morcelliana, Brescia 2009; Il buon uso del mondo. Agire nell’età del rischio, Mondadori, Milano 2010; L’edificazione di sé. Istru¬zioni sulla vita interiore, Laterza, Roma-Bari 2010; Non ti farai idolo né immagine (con P. Sequeri), il Mulino, Bologna 2011; Nietzsche e il teatro della fi¬losofia, Feltrinelli, Milano 2011.
«La moralità non è propriamente la dottrina del come renderci felici,
ma di come dovremo diventare degni di possedere la felicità»
I. Kant
DIGNITÀ È IL TEMA SCELTO PER LA SETTIMA EDIZIONE
Dopo Le stagioni della vita, Geografia delle passioni, Vizi e virtù, Destino, Corpo, Felicità è Dignità il tema della settima edizione del Festival Filosofi lungo l’Oglio, che si terrà, come è tradizione, nei mesi di giugno e luglio 2012. Tema evocato da più parti nella nostra contemporaneità, trova la sua origine nell’esigenza enunciata da I. Kant come seconda formula dell’imperativo categorico: «Agisci in modo da trattare l’umanità, tanto nella tua persona come nella persona di ogni altro, sempre anche come un fine e mai unicamente come un mezzo». Questo imperativo stabilisce che ogni uomo, anzi ogni essere ragionevole, come fine in se stesso, possiede un valore intrinseco.
Ancora il filosofo di Königsberg, nella Fondazione della metafisica dei costumi, contrariamente a quanto sostiene Hobbes nel Leviatano, afferma che «nel regno dei fini tutto ha un prezzo o una dignità. Il posto di ciò che ha un prezzo può essere preso da qualcos’altro di equivalente; al contrario ciò che è superiore ad ogni prezzo, e non ammette nulla di equivalente, ha una dignità. […] Dunque la moralità è la condizione esclusiva affinché un essere ragionevole possa essere un fine in sé, perché soltanto in base ad essa questo essere può costituirsi a membro legislatore del regno dei fini. Ecco perché soltanto la moralità, e l’umanità in quanto capace di moralità, possono avere dignità».
Questi concetti kantiani ritornano nello stesso F. Schiller in Grazia e Dignità: «La dominazione degli istinti mediante la forza morale è la libertà dello spirito e l’espressione della libertà dello spirito nel fenomeno si chiama Dignità».
Si tratta di un concetto importante della tradizione filosofica e di una questione calda del nostro tempo. Nell’incertezza delle valutazioni morali del nostro mondo, incertezza che a più riprese ci fa parlare di un dis-orientamento pericoloso dell’esserci, si potrebbe anche dire, usando le parole di Heidegger, di una tangibile afflizione della fatticità, l’esigenza della dignità si rivela come una pietra di paragone fondamentale per l’accettabilità degli ideali e delle forme di vita instaurate o proposte.
Un tema con il quale la bioetica, la religione, la morale, le etiche applicate, la politica, la vita civile e pubblica, la società liquida in cui abitiamo non possono non misurarsi. D’altro canto, come non pensare alla distinzione netta che Simone Weil opera tra diritto e obbligo, il primo di ordine oggettivo, e l’altro che non può essere che incondizionato?
«L’obbligo – nota l’ebrea francese nel Preludio ad una dichiarazione dei doveri verso l’essere umano, pubblicato nel 1949 da Gallimard nella Collana «Espoir» curata da Albert Camus – lega solo gli esseri umani. […] L’oggetto dell’obbligo, nel campo delle cose umane, è sempre l’essere umano in quanto tale. C’è obbligo verso ogni essere umano, per il solo fatto che è un essere umano, senza che alcun altra condizione abbia ad intervenire; e persino quando non gliene si riconoscesse alcuno». Ed è sorprendente l’attualità di quanto scrive Weil allorché elenca ciò che lei chiama i bisogni indispensabili per la vita dell’anima: l’ordine, la libertà, l’ubbidienza, l’iniziativa e la responsabilità, l’uguaglianza, la gerarchia, l’onore, la punizione, la libertà di opinione, la sicurezza, il rischio, la proprietà privata, la proprietà collettiva, la verità – il bisogno «più sacro di tutti – dice Weil – eppure non se ne parla mai». Infine viene «il radicamento, forse, il bisogno più importante e più misconosciuto dell’anima umana. Mediante la sua partecipazione reale, attiva e naturale all’esistenza di una collettività che conservi vivi certi tesori del passato e certi presentimenti del futuro, l’essere umano ha una radice. […] Ad ogni essere umano occorrono radici multiple. Ha bisogno di ricevere quasi tutta la sua vita morale, intellettuale, spirituale tramite gli ambienti cui appartiene». Ed è proprio a partire da una tale sfida che questa avventura filo-rivierasca continua con tenacia il suo percorso, fedele al binomio luogo-pensiero e alla propria mission: portare il filosofo in mezzo alla gente, nella consapevolezza che la diffusa richiesta di senso, sia un bisogno sociale da ascoltare e che va preso, davvero, sul serio.