Grazie Maestro Marc Augé
Filosofi lungo l'Oglio in lutto per la scomparsa del grande etnologo e antropologo
La Fondazione Filosofi lungo l’Oglio esprime, incredula, il suo profondo cordoglio per la scomparsa del grande etnologo e antropologo Marc Augé. Noto al grande pubblico per aver introdotto la nozione di non-lieux con il quale lo studioso definisce determinati spazi in contrapposizione con la nozione classica di luoghi antropologici – i “nonluoghi” sono, infatti, quei luoghi di transito e di consumo dove l’altro si incontra senza vederlo –, Augé ha dedicato i suoi primi lavori alle ricerche condotte durante i suoi viaggi in diverse parti del mondo, in particolare, negli anni ’70, concentrandosi nello studio della popolazione Alladiana della Costa d’Avorio, per poi tornare negli anni ’80 in Europa per applicare lo sguardo etnografico e la forma del romanzo allo studio delle società europee. Si pensi, soltanto ad Un etnologo nel metrò dove, ponendo le basi del concetto di nonluogo (il metrò vissuto come luogo di transito) analizza le caratteristiche della società parigina. A lui si devono le profonde intuizioni legate alla perdita del simbolico, al diffondersi di una paradossale solitudine vissuta in un’epoca di tecnologie di comunicazione sempre più potenti e capaci di connettere gli uni agli altri offrendo solo “promesse di felicità”. E ancora, sempre a Augé si deve l’analisi acuta sulle trasformazioni, le ambiguità, le incertezze e le ambivalenze di un eterno presente così come l’auscultazione delle nuove e vecchie paure di quella che Egli definiva l’era della «surmodernità» (disoccupazione, violenze da ogni dove, focolai di guerra, minacce terroristiche, disastri ecologici, diffondersi di nuovi virus, incremento delle diseguaglianze tra i più ricchi dei ricchi e i più poveri dei poveri) nonché la lungimiranza nel distinguere le tre dimensioni che caratterizzano l’essere umano: quella individuale, quella culturale e quella generica, nel mostrare «che ciascun essere umano può percepire la sua esistenza come una parte, piccola, ma irriducibile, dell’umanità » e nell’avvertire che l’unica via d’uscita per un futuro migliore sta nell’«utopia dell’educazione».
«Accanto al Suo genio, riconosciuto in tutto il mondo – afferma Francesca Nodari, direttore scientifico del Festival Filosofi lungo l’Oglio – desideriamo ricordarne lo stile, l’eleganza, la sobrietà che appartiene solo ai Grandi e insieme l’umanità profonda di un insigne pensatore e di un Maestro che ha partecipato con entusiasmo a molteplici edizioni del Festival, non lasciando mai mancare i Suoi preziosi consigli, le Sue riflessioni e le Sue lunghe vedute. La Sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile, ci getta in un inevitabile sconforto, ma le Sue parole continueranno a vivere dentro di noi, che abbiamo il compito di onorarne la memoria».