Come dire: il progetto della modernità incentrato su un principio chiave: - la ragione come strumento per liberarsi dalle false credenze - avviato con il pensiero illuminista e con Kant in Germania nonché con gli ideali della Rivoluzione francese, praticato da Napoleone e teorizzato da Hegel con il suo concetto di libertà immanente e di "assoluto" vivo nella storia sembra scricchiolare.
Nel libro - che conclude una fortunata trilogia attorno ai concetti di speranza: La notte di un'epoca (2019), desiderio: Il contagio del desiderio (2020) e, appunto, libertà - Valerii ripercorre le peripezie esistenziali di tre giovani amici Hegel, Schelling e Hölderlin - che furono i più grandi protagonisti della disputa sulla libertà del loro tempo, pur avendo personalità molte diverse.
Di qui ne scaturisce il racconto di tre vissuti e di tre caratteri molto differenti. Schelling è il genio, un enfant prodige che sosteneva che «l'alfa e l'omega di tutta la filosofia è la libertà». Hólderlin, è bello e fragile, un poeta talentuoso che trascorrerà trentasei anni, la metà della sua vita, rinchiuso in una torre, in preda alla follia. Hegel è accomodante, pragmatico, ambizioso ma anche gelido e calcolatore. Non esiterà a blandire i potenti e a nascondere alla censura il suo vero pensiero per guadagnarsi la libertà. E alla fine raggiungerà la piena realizzazione. Ora, Valerii che ha il pregio di accostare, con grande rigore scientifico, filosofia e numeri, non si limita ad offrire al lettore un insieme di dati, ma sa tracciarne geometrie di significato.
In quanti sanno che, oggi, solo il 20% della popolazione mondiale gode di una piena libertà? In Africa questa percentuale scende al 7%, in Medioriente al 4%, nell'Eurasia - regione che comprende la Russia, la Bielorussia, le ex repubbliche sovietiche centroasiatiche - si annulla allo 0%. A ciò si aggiunga che, secondo l'ultima edizione del rapporto Democracy Index, nel 2021, sono solo 21 i Paesi che possono considerarsi democrazie pienamente compiute, mentre si contano 59 regimi autoritari che sottomettono il 37,1% degli abitanti del pianeta. Ed ogni anno il numero dei Paesi che garantiscono le libertà fondamentali è più basso.
Una tendenza che desta preoccupazione. Perché il mondo brucia? Perché un valore universale e non negoziabile come quello della libertà viene messo in discussione? L'assalto a Capitol Hill ne è una riprova. Perché le moderne democrazie liberali risultano meno attraenti?
Se solo si analizza l'esempio della Cina ci si accorge, sin da subito, che la crescita economica non è correlata al livello di libertà. Negli ultimi 3o anni in Cina il Pil è aumentato di 14 volte, l'aspettativa di vita si è allungata da 69 a 77 anni, il tasso di mortalità infantile si è ridotto da 42 a 7 ogni mille nati, il tasso di iscrizione all'università è passato dal 3% al 58% dei giovani. E ancora, la popolazione in miseria, che anni fa costituiva i due terzi del totale, oggi è pari allo 0,5%.
A che cosa serve, allora, essere liberi? Valerii offre un'accurata fenomenologia dell'attuale società ove si osserva uno scetticismo crescente nei confronti del sapere esperto, della scienza, della medicina; si assiste ad un proliferare di sindromi complottiste, alla diffusione di teorie antiscientifiche, ad un crescente astensionismo elettorale e ad una fuga fatale nel pensiero magico, stregonesco. Eppure, questo senso diffuso di sfiducia è riconducibile a motivi che hanno un fondamento materiale: le economie occidentali sono, ormai, entrate nei rendimenti decrescenti degli investimenti sociali.
Gli investimenti, pubblici e privati, del sistema di istruzione e formazione non possono garantire i rendimenti di un tempo. Ci si potrà adoperare con grande impegno per moltiplicare titoli di studio da inserire nel proprio curriculum con la speranza di poter accedere ad una competizione nel mercato del lavoro per titoli, oltre che per talenti.
Ma poi arriverà, inesorabilmente, la doccia fredda. S andrà incontro ad occupazior precarie e a redditi bassi. I ritri di crescita dei paesi occidenti sono strutturalmente rallentg: «se più di 3o anni fa, nel 19), [...] i paesi industrializzati p)ducevano circa il 64% di tuttla ricchezza del pianeta, [...] nel 2021 quella percentuale si ridotta al 42%: oggi circa il 58 del Pil del mondo è realizzatdai mercati emergenti, non alle economie avanzate».
Ora, se le promesse 4110bilità sociale e di riconoseento identitario sono largamf.e disilluse, ben si spiega la pabola che va dal rancore al "sovlismo psichico" fino all'evaste nell'irrazionale. Elementi osti che «possono corrodere corun acido il basamento dei sismi democratici». Cosa fare dunque? Occorre tornare alla grande lezione di Hegel e ad una rivitalizzazione del concetti libertà che - nel suo stretto connubio connubio con la ragione - è il fine supremo della storia.