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Sabato, 10 Giugno 2017 00:42

«CON L'IPERTECNOLOGIA LE DISUGUAGLIANZE CRESCONO A DISMISURA»

L'INCONTRO A Rovato per Filosofi lungo l'Oglio l'economista Stefano Zamagni, che avverte: «Lo scontro sociale globale rischia di essere ineluclibile»

Soltanto l'esposizione semplice su questioni difficili, il passo orale diretto e accattivante dell'economista Stefano Zamagni riescono a portare via la mente dai dipinti splendidi della parrocchiale S. Maria Assunta di Rovato, l'altra sera, alla terza lezione del dodicesimo anno del Festival Filosofi lungo l'Oglio. Il tema, si sa è «toccare» e Francesca Nodari, leader di questo popolo nomade, ha ricevuto il sì del prof. Zamagni, intellettuale di una lena unica per la chiarezza e il coraggio di esporre anche da cattolico il senso di come ci tocca e ci ferisce l'assalto della quarta rivoluzione industriale. Il colpire è toccare fuori luogo, andare dentro a far del male. E la quarta rivoluzione industriale, quell'industria punto 4, che ci viene dipinta come la vittoria del bene tecnologico e globale sulle preistoriche tre rivoluzioni industriali precedenti, come la risoluzione della disoccupazione e la semplificazione dello stare al mondo (lavoreremo meno e avremo più tempo libero: balle ciclopiche), è sotto la lente di ingrandimento del relatore. Di Zamagni piace molto anche questo stile mai arrogante, convinto di stare dalla parte di chi prevede, vede, avverte su questa concentrazione punto 4 dell'intelligenza artificiale alimentata da quattro elementi che si espandono invece che aggiungersi, appunto l'informatica, la robotica, la genomica e la «globotica», cioè la globalizzazione del dato industriale nello stesso tempo e in ogni luogo. Si tratta di tecnologie convergenti che sostituiscono il valore del lavoro con il valore (?) del consumo, sostituiscono il lavoratore con il consumatore in ogni settore produttivo e scientifico. Stefano Zamagni riesce a raggruppare le due correnti principali del pensiero produttivo: «Da una parte si insediano i Tecnofili, i quali puntano al cambiamento della condizione umana con il progetto del Transumanesimo. Dall'altra parte coloro che ammettono l'efficacia delle nuove tecnologie, ma avvertono di non disgiungere la libertà dalla responsabilità. La macchina, il robot, l'informatica non sostituiranno mai la persona per la semplice ragione che non sanno amare, non conosceranno mai il senso e il potere incoercibile dell'amore». Avanza il dominio ipertecnologico in cui il fine è la sottomissione del pensiero critico e della libertà nella responsabilità. Potrà esserci, anzi è in corso l'aumento dell'efficienza produttiva, ma essa diminuisce vastamente il livello di identità della persona. L'effetto peggiore del trionfo delle tecnologie convergenti riguarda la crescita a dismisura delle disuguaglianze sociali. «Negli ultimi 30 anni spiega il prof. Zamagni la disuguaglianza è aumentata tanto quanto nei 300 mani precedenti. Il ceto medio viene compresso e politicamente si lascia andare a preferenze populistiche». Da Aristotele in poi, del resto, il ceto medio ha rappresentato l'equilibrio democratico, in assenza del quale si instaura un governo dei pochi. Sono i nuovi capi della «non democrazia», i padroni di Facebook, di Google eccetera che non raramente cercano alleanze nell'imperscrutabile pianeta della finanza. Solo che, il popolo, nonostante le divisioni, le depressioni della partecipazione, le disuguaglianze, il popolo rimane sempre il popolo. È un gigante stanco, magari auto congelato. Ma nei millenni il suo risveglio è storicamente garantito. Allora serviranno carismatici mediatori, santi della persuasione, professionisti del perdono. O lo scontro sociale globale sarà ineludibile. Non ci vuole un profeta per comprenderlo. Non è meglio fermarsi e proporre un neoumanesimo punto 5, subito, prima che sia troppo tardi?

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